martedì 10 marzo 2009

Dubbi sul Federalismo/2

Pubblico di seguito la seconda parte dell'interessante contributo di Umberto Lacchetti.


Dubbi e problematiche della proposta federalista


Ci sono tanti altri interrogativi a cui occorre dare risposte convincenti. A cominciare dall’esigenza del vincolo solidaristico: i servizi fondamentali, come la scuola e la salute, vanno garantiti a tutti e ad un buon livello. Il che è qualcosa di più che stabilire delle compensazioni, cioè quote di gettito che le regioni ricche dovrebbero versare a quelle più povere. Ed anche il riferimento di Calderoli ai costi standard, che gli enti dovrebbero rispettare nel fornire i servizi, è sì un incentivo per l’efficienza a livello locale, ma non può bastare per garantire i servizi a buon livello. Ci sono servizi infatti che non possono essere pensati solo in un’ottica regionale: in ambito sanitario assistiamo ad un significativo movimento di persone da una regione all’altra per recarsi in ospedali specializzati e godere di migliori cure. Si produce così un flusso migratorio temporaneo, solitamente verso le regioni del Nord, ed il costo del servizio medico viene pagato dalle regioni povere. Una domanda sorge spontanea: con l’introduzione del federalismo fiscale le regioni saranno ancora in grado di finanziare le cure extraterritoriali dei propri cittadini?


C’è poi il problema delle economie di scala nella produzione del servizio: se ogni ente è incentivato a produrre servizi a livello locale (ad esempio cliniche specializzate), possono verificarsi maggiori e significativi aumenti nei costi di produzione. Ad esempio, se il flusso migratorio per beneficiare di cure mediche dovesse interrompersi, ne risentirebbero gli stessi ospedali del Nord, che potrebbero non realizzare quella massa critica di entrate necessaria per sostenere le elevate spese di struttura. Probabile a quel punto un aumento delle imposte a carico dei cittadini residenti per mantenere il servizio diventato più costoso per la diminuzione dei volumi. Anche una duplicazione di funzioni, a livello locale e regionale o nazionale, produrrebbe un aumento dei costi della macchina pubblica.


Nonostante i problemi aperti il progetto di federalismo fiscale non è osteggiato. Anzi c’è una sostanziale disponibilità dell’opposizione al dialogo. Molti amministratori locali di centro-sinistra vedono positivamente l’impianto di una riforma di federalismo fiscale che dia loro un’effettiva autonomia. Ciò non deve sorprendere, perché il decentramento delle decisioni dal centro alla periferia è un processo condiviso ed in atto da tempo nel nostro Paese, ed è iniziato ben prima della nascita della Lega. Alla base di questo processo c’è la consapevolezza che le preferenze dei cittadini sono più omogenee a livello locale e potenzialmente possono essere meglio soddisfatte in tale sede. Allora la riforma di federalismo fiscale nel nostro Paese avrà successo nella misura in cui saprà considerare e dare valide risposte alle problematiche che coinvolgeranno l’economia, la società ed i diritti dei cittadini.

Umberto Lacchetti – pubblicato su Orizzonti Nuovi del 31.08.2008

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