mercoledì 30 giugno 2010

Gli Italiani e la Tecnologia

Riporto di seguito questo comunicato stampa del CNR su un'indagine condotta relativamente al rapporto degli italiani e delle italiane con la tecnologia. Queste indagini naturalmente presentano dei limiti, tuttavia sono presenti alcuni spunti su cui sarebbe utile riflettere...

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L'indagine sulla cultura dell'innovazione in Italia 2010 – realizzata dall’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio nazionale delle ricerche (Irpps-Cnr) di Roma - è al suo secondo anno di realizzazione con alcune novità: la caratterizzazione regionale, il raddoppio delle interviste (da 2000 a 4000) e la presa in esame di una sola classe d'età, 30-44 anni, particolarmente significativa per il tema.

Il Rapporto, realizzato in collaborazione con Cotec-Fondazione per l’innovazione tecnologica e con il mensile Wired, segnala innanzitutto che per il 70% la tecnologia è utile per conciliare vita personale e professionale e per sfruttare meglio il tempo. In un'ipotetica ‘bilancia tecnologica’ dei rischi-benefici, su dieci opzioni, presentano un saldo negativo solo OGM e nucleare, su cui è ben disposto solo il 24,5% degli uomini e il 16,7% delle donne. Per tutte le altre (energia solare e rinnovabili, internet, cellulari, medicine e nuove tecnologie mediche, treni ad alta velocità, adeguamento di tutte le tratte ferroviarie nazionali, inceneritori e termovalorizzatori) i benefici superano i rischi percepiti. Ad esempio, si conferma dallo scorso Rapporto la visione positiva dell'uso delle cellule staminali: un'occasione da cogliere per il 64%.

“Il concetto di innovazione è legato soprattutto a quello di sviluppo, sia per gli uomini (47,1) sia per le donne (47,8%), mentre quello di rischio è percepito come un pericolo in particolare dalle donne (44,8% contro il 38,1 dei maschi)”, spiega il direttore dell’Irpps-Cnr, Sveva Avveduto. “L’innovazione è considerata ad esempio utile per aumentare i posti di lavoro e andrebbe dunque applicata nelle imprese (17%), investendo in formazione permanente (16%) e di base (12%) ma soprattutto innovando nella società a tutti i livelli (25%)”.

Amplissima la maggioranza per le posizioni di cautela: oltre l'80 per cento è in disaccordo con l’immettere sul mercato prodotti e servizi innovativi a velocità eccessiva, al fine di avvantaggiare la società, e più del 70% è a favore del ‘principio di precauzione’ sull’uso delle tecnologie.

Ma chi deve decidere su questi temi? Prima di tutto gli scienziati, poi ‘tutti i cittadini’, a conferma della preferenza per la partecipazione diretta su quella rappresentativa, benché gli italiani si sentano ben informati solo su alcuni temi, quali la trasformazione della spazzatura in combustibile e i pannelli solari e fotovoltaici, il web 2.0, internet più avanzato e i social network (usa il web l’86% dei 30-44enni e il 96,7% di quelli occupati di alto livello). Ammettono altresì di essere poco o per nulla informati su nanotecnologie (il 72,8%), clonazione terapeutica (74,6%) e farmaci intelligenti (63,9).

“Il contatto umano prevale sulla tecnologia: non rinuncerebbe per una settimana a incontri gli amici il 56,3% e a sentirli al telefono il 23,1; molto più facile staccare email o sms (5,2%) e social network (3,6%)”, prosegue Adriana Valente, autrice dell’indagine. “Nell’acquisto di un prodotto telefonico, audio e video, il 48,7% identifica l’affidabilità con la notorietà del marchio e, dopo i costi, incidono le qualità ecologiche più di quelle funzionali e del design”.

Secondo l’83% degli italiani l’innovazione tecnologica ha migliorato la qualità di vita delle donne, ma solo il 60% pensa che migliorerà anche quella delle generazioni future. In generale, l’82% giudica la vita femminile odierna migliore di quella precedente ma appena il 48% pensa che le donne di domani avranno una vita ancora migliore.
“Il 92% ritiene che l’istruzione universitaria sia ugualmente importante sia per un ragazzo che per una ragazza, ma il 29% ritiene che le donne siano più adatte allo studio delle discipline umanistiche, il 25,3% che affrontino il lavoro con minore razionalità e quasi il 30% che gli uomini sfruttino meglio la tecnologia nell’ambiente di lavoro”, avverte la coautrice del rapporto, Loredana Cerbara. “Emerge insomma una immagine della donna meno ‘tecnologica’, tanto che solo il 28% è pienamente d’accordo che la tecnologia sia un’opportunità per diminuire lo svantaggio femminile nel lavoro, anzi potrebbe essere una ‘trappola’, come parrebbe dalle risposte sul rischio che la tecnologia finisca per aumentare il tempo lavorativo delle donne: il 39% è d’accordo, il 25% solo in parte, il 30% in disaccordo”.

Da segnalare inoltre il 29% del campione secondo cui in un momento di crisi è meglio che siano gli uomini a conservare il posto, anche se solo il 14,6% ritiene che i maschi siano ‘capi’ migliori e appena il 12,8% che siano migliori leader politici.

Infine, alcune specificità regionali evidenti: la suscettibilità al ‘marchio’ dei prodotti hi tech, oltre il 50% in quasi tutto il Centro-meridione; il maggior bisogno di informazione sulla tecnologia in Sardegna, Campania e Basilicata; la differenza nell’uso di internet, dove sono leader Friuli Venzia Giulia (94%), Emilia Romagna (93,5%) e Trentino Alto Adige (91,5%), mentre Campania (26,1%), Sicilia (24%) e Calabria (21,7%) sono in coda; la minor propensione a pensare che l’innovazione abbia migliorato la vita delle donne al Sud; il maggiore uso dell'home banking al Nord. Le regioni sono molto vicine, invece, nella percezione di rischi e benefici dell’innovazione, sul ruolo degli scienziati nel processo decisionale e sull'energia nucleare.

venerdì 25 giugno 2010

Italy: adverse selection strikes again

After the sad show of the italian soccer team in South Africa, there's nothing else to talk about: after all I'm a football supporter and I can't avoid to make some considerations.

Actually it has been suggested and proposed any kind of interpretation and explanation both in sport and in meta-sport terms: surely the quality of italian football as a whole is not the best at the moment. Someone has said that the problem is that there are too many foreign football players: someone else said that the best italian football players have remained at home... Maybe...

It has been said also that the Italian football team today is the personification of the mediocrity of the entire italian society of our times: effectively today in Italy everything seems to be very bad or is giving the impression to be so. We are living in a society characterized by a "total dis-quality".

In my opinion, I think that it should be necessary to re-shape the role of football in Italy. So many times it has been said that in Italy soccer is not a sport, but an industry, a critical item in the GNP definition... I think this a pure madness...

We all in Italy have given an exasperating priority and an importance to football: not only for the presence of football in any space of the media or in commercials but also for a pathological centrality given to soccer in our everyday life. This condition has created a diffused psychosis at social level: many (too many) italian families have been convinced to have at home a potential baby-football champion by the football business world.

Even in may little personal experience I have suffered similar influences. My son played basket and he liked to do athletics and chess but here are considered "jinxed activities": he has been convinced by his classmates and friends to pass to a soccer-school attended by the majority of young people here. He decided so in order not to be excluded because football lived in this way is a tool of exclusion and marginalization. In these schools, football is a rite made of competition, exaltation, fanatism, some time verbal and fisical violence against who lag behind or considered "unable". For us, it has been an allucinating experience also because partents incite their sons to be so strongly competitive against the others. Cars, cellular phones, watches, high fashion clothes: anything is good to be exhibited by these crazy people in this foolish show.

After some weeks we have decided to renounce: all this is against our values. It out of our mental reach.

I wonder if in these schools or centres a sort of adverse selection is actually made: they produce maybe some champions but they are "asshole-champions". Thus it is necessary a moment of calm: there are other sports, other activities, other professional carreers worth of respect and dignity .

In conclusion, the bad performance of the italian football team seems to me as a metaphor of the worst social desease we are living today in Italy: adverse selection. This desease affects everywhere and anything: education, politics, research and university, economy, culture, journalism, sport... This country is unable to identify, promote and support its own talents rather preferring to confide upon mediocrity. Talents are worrying people, they are unpredictable and hardly manageable. Mediocrity is reassuring even if providing low or bad results.

Then just convince mediocre people to be champions: et le jeux son fait...

La selezione avversa colpisce ancora...

Dopo la figuraccia della nazionale di calcio italiana ai mondiali sud africani, non si riesce a parlare d'altro: io stesso (non sono un grande esperto di calcio, ma sono un tifoso) non posso esimermi da fare qualche breve considerazione.

Effettivamente è stato detto di tutto sia dal punto di vista propriamente tecnico e sportivo sia da quello meta-sportivo: certamente viene da pensare che la qualità del nostro calcio non sia oggi delle migliori. Colpa dei troppi stranieri? E chi lo sa! Colpa dei giocatori non convocati? Può essere...

E' stato detto anche che la Nazionale di calcio oggi impersonifica la mediocrità della società italiana di questi tempi in cui in Italia è effettivamente tutto molto scadente: insomma viviamo in una società caratterizzata dalla "dis-qualità totale".

Personalmnete credo che in primo luogo da parte di tutti noi sarebbe necessario dare una ridimensionata all'intero mondo del calcio. Si è detto tante volte che ormai il calcio in Italia non è uno sport, ma un'industria, una voce del PIL. Questa è follia.

Abbiamo tutti dato una centralità, un'importanza al calcio esasperante: non solo per la presenza del calcio nei media, nella pubblicità, ma anche per l'idolatria patologica nei confronti di calciatori ed allenatori. Questo ha creato una psicosi diffusa a livello sociale: in tante famiglie italiane dove ci sono figli maschi è sorta la psicosi di avere il "campioncino a casa". Nella mia modestissima esperienza personale, avendo un figlio maschio, ho sperimentato anche io questa forma di patologia ed ipnosi collettiva. Nostro figlio faceva basket ed atletica (nonchè scacchi), ma queste attività sono considerate da perfetti "sfigati" da queste parti (soprattutto gli scacchi). Nostro figlio ha subìto fortissime pressioni a scuola e dai compagni che invece erano fissati per il calcio: ma attenzione. Non si parla del calcio perlomeno come ci giocavo io alla sua età (10-11 anni) cioè per strada insieme ad una torma scalcinata di ragazzini appresso al famigerato "Supertele". Oggi ci sono le scuole di calcio dove il rito del pallone viene coltivato in modo parossistico. Dopo tutte queste influenze e pressioni (e richieste da parte di nostro figlio che non voleva rimanere indietro), ci siamo convinti ad iscriverlo a questa scuola di calcio "dove vanno tutti". L'esperienza della frequentazione di questo centro è stata allucinante: il fanatismo dei genitori, talora al limite della violenza fisica e verbale, l'esaltazione e la competizione più sfrenata, la derisione nei confronti di chi rimane indietro, la follia collettiva, la passerella di auto-cellulari-abiti firmati-orologi di marca, ecc... ecc... la solita gara a chi è più "fico" o alla moda. Insomma sembrava di stare sul set di un film di Vanzina dove genitori e figli partecipavano ad un circo delirante di tipo felliniano.

Inutile dire che dopo un po' (forse anche un po' troppo " po' ") abbiamo decisio all'unanimità di ritirarci da questa specie di manicomio: nostro figlio "nun era bbono" (ma non è una scuola di calcio? Non ci si va per imparare?), non era un campione, aveva pure subìto atti di bullismo da parte di "campioni", non abbiamo un'automobile all'altezza del parcheggio della scuola calcio, ho un cellulare dell'età della pietra... Che cavolo ne so?!?

Insomma viene da pensare che da questi centri si faccia una selezione un po' strana: magari si sfornano dei campioni, però sono dei campioni "stronzi" (pardon intendo dire "montati"). Per questo bisognerebbe darci un po' tutti una calmatina: non c'è solo il calcio, ci sono tante altre carriere e possibilità nella vita diverse dal calciatore. Cerchiamo di ridimensionare il calcio e valorizzare altri sport ed altre attività professionali altrettanto serie e degne di rispetto.

In conclusione la figuraccia della Nazionale personalmente la vedo come la metafora del peggiore male di cui sia oggi malata l'Italia: la selezione avversa. Questo male colpisce tutto e tutti, si inflitra ovunque. Nel lavoro, nella scuola, nella politica, nell'amministrazione, nell'economia, nel giornalismo, nella ricerca e nell'università, nello sport... Questo Paese è incapace di individuare ed esaltare i propri talenti, ma si appoggia ai mediocri, ai brocchi. I talenti sono preoccupanti, sono imprevedibili, sono difficilmente gestibili: la nostra società, che si fonda sulle scappatoie ed i sotterfugi, preferisce la mediocrità perchè è rassicurante e prevedibile anche se dà risultati da due soldi.

Basta poi far credere ai mediocri di essere dei campioni ed il gioco è fatto...

mercoledì 23 giugno 2010

La Nave dei Diritti

Sono tornato da poco da un viaggio all'estero. Per qualche giorno ho completamente staccato ogni contatto con l'Italia: niente notizie (nemmeno di calcio), niente telefonate, nessun incontro con altri italiani...

Si rientra in Italia e torno a respirare quell'atmosfera di provincialismo becero, di vecchiume ammuffito, di "stupidità liquida" che permea ogni anfratto della vita civile e politica di questa sfortunatissima terra. Seguire la politica nazionale è un'impresa a dir poco disgustosa per la pochezza e la mediocrità che la caratterizza. Peggio del peggio constatare come la politichina locale cerchi di emulare il peggio del peggio dei ruffiani e dei vassalli di più alto livello.

Intanto le persone sopravvivono a questa quotidianità con i soliti sotterfugi ed inganni: chi può cerca di fregarti, tutti si lagnano, ma ognuno pensa solo ai fatti propri. La solita filosofia del "chiagni e fotti", la "cultura del piagnisteo" che permea questa massa informe di questi discendenti di ex schiavi piovuti qui da ogni dove durante l'era romana.

Eppure non siamo tutti così. Ho letto questa notizia da Terranauta e non ho esistato a creare un link. Condivido pienamente la visione di fondo e l'iniziativa nel suo complesso.

Consiglio caldamente quindi la lettura di questa notizia.

martedì 15 giugno 2010

Le ombre dell'agricoltura italiana

E' stata diffusa dalle agenzie di stampa la relazione del Ministero del Lavoro sulle dinamiche del sommerso e del lavoro nero in agricoltura. Il quadro generale è abbastanza deprimente visto il peggioramento piuttosto marcato di tutti gli indicatori in materia. Ovviamente alcune regioni italiane fanno registrare dati peggiori rispetto ad altre, ma il degrado etico, legale, economico e sociale ormai totalmente diffuso su tutto il Paese si fa sentire pesantemente in generale in tutte le aree rurali italiane.

Ho spesso sostenuto su questo blog che l'agricoltura, in particolare l'agro-cultura e la ruralità, costituiscono un grande bacino di potenzialità inespresse che potrebbero rilanciare le nostre comunità sotto molteplici aspetti: non solo economici, per le possibilità lavorative, ma anche etico-sociali ed ambientali per il recupero di una dimensione più umana, più lenta e conviviale rispetto alla dimensione urbana.

Insomma anche l'agricoltura risente di questa atmosfera da "lasciar fare" così applaudita nelle platee politiche: avanza la mano invisibile dei furbi, degli speculatori e dei mascalzoni ovunque.

Sicuramente quando si abbandonano l'agricoltura e le campagne a questo degrado diffuso si crea un danno pesantissimo ad un già terribilmente scalcinato Paese: di quali opportunità per i giovani e per le donne stiamo parlando? Di quali possibilità di fare impresa rurale stiamo discutendo?

Qualcuno un tempo mi disse che sarebbe necessario avere un bollino di qualità etica sui prodotti che mangiamo: frutta, verdura, carne, formaggi, ecc... Penso che nella terra dei furbacchioni non c'è bollino etico che tenga soprattutto quando gli esempi che ci circondano rappresentano dei veri e propri "inviti a fregare" il prossimo...

Il testo della relazione può essere visualizzato sul sito dell'agenzia di stampa Agrapress alla voce:

LA RELAZIONE SACCONI IN COMMISSIONE LAVORO DELLA CAMERA SU LAVORO NERO E IRREGOLARE: parte sull'agricoltura, testo integrale



Buona lettura.

giovedì 10 giugno 2010

Con le pezze nel c...(bip!)

Le ultime infuocate discussioni sui vari provvedimenti governativi (sia pure molto importanti e politicamente pesanti) sono anche serviti alla fine per mettere in ombra le strategie messe in atto per gestire in qualche maniera questa crisi economica. In effetti era necessario portare in secondo piano soprattutto le pericolose implicazioni in termini di equità sociale dei cosiddetti tagli e risparmi che i signori della politica hanno messo in campo. Eh sì, perchè, come è stato detto da più parti, a pagare il conto della pizzeria, dopo decenni di bagordi, sono sempre i soliti fessi che non possono svicolare, non possono evadere, non possono occultare.

Un insegnante, un ricercatore, un impiegato statale di certo non possono dichiarare una miseria di reddito annuo e poi avere un SUV gigantesco per andare a fare shopping a pochi metri da casa oppure uno yacht: altri invece lo possono fare tranquillamente ed il bello è che potranno continuare a farlo ancora più tranquillamente.

E poi ci sono i precari, i disoccupati, i pensionati con pochi spicci mensili. Tutta gente puntalmente ricattata alla prossima tornata elettorale: un circolo vizioso senza uscita.

Ma a pagare il conto della pizzeria non sono solo le persone e le famiglie "politicamente" deboli: ci sono interi settori della nostra società altrettanto "politicamente deboli". La cosa che fa più rabbia è che alcuni di questi settori come la scuola pubblica o la ricerca sono considerati delle voci di costo e quindi, a rigor di logica, devono essere "tagliati". Mentre quindi la politica parla di sacrifici (mai per sè nonostante le chiacchiere: vedrete che elimineranno solo le province di Asmara, Addis Abeba e Tripoli) questi settori sono oggi con le pezze nel sedere e si reggono solo sulla forza fisica e psicologica di chi porta avanti scuole, istituti di ricerca, laboratori, centri culturali, biblioteche, ecc... Parlo di forza fisica perchè ormai la scuola e la ricerca si reggono sulle braccia di tante donne e uomini.

Ho trovato questa lettera di un'insegnante sul sito di Micromega: non sarei stato capace di trovare parole più appropriate. Quindi condivido questo documento sottolineando che quanto descritto vale anche, nelle grandi linee, per la ricerca.

Ancora una volta torno a domandarmi: quanta ineguaglianza siamo capaci di sopportare?

lunedì 7 giugno 2010

Spazio alla Buone Pratiche (se ne sente un gran bisogno...)


In questi giorni, un po' ho avuto da fare, un po' non ho trovato mai le parole per esprimere la mia delusione e sconcerto per tutto quello che mi circonda, fatto sta che non sono riuscito a mettere insieme due righe su questo blog.

Di fronte alla paranoia della politica nostrana, la follia dilagante a livello internazionale, le catastrofi naturali e le incommentabili dichiarazioni dei responsabili di tali catastrofi, sono rimasto senza parole. E che vuoi dire? Vogliamo allora parlare di calcio e dei mondiali? Ci mettiamo a gridare "Itaglia, Itaglia" davanti alla TV?

Ma fatemi il piacere...

Tanto per far risuonare delle parole che possono quantomeno essere di buon auspicio, cerchiamo di parlare di "buone pratiche". Io personalmente ne vedo veramente pochine e quelle poche non interessano a nessuno. Allora quindi vi segnalo questo link della rete rurale nazionale che organizza appunto queste benedette buone pratiche. Speriamo di dare un piccolissimo e modestissimo contributo alla diffusione di qualche buon esempio in questa terra sfortunata di cinici impazziti...

Buone pratiche in Rete

martedì 1 giugno 2010

Cari potenti, adottate la scuola e la ricerca

Tempi duri per tutto ciò che è "sociale" o pubblico: i tagli alla spesa colpiscono, come previsto, coloro che non si possono difendere, non possono eludere, non possono rivalersi sulla classe politica.

Anche se ormai è noto ed arcinoto che il problema n. 1 in Italia è l'evasione fiscale ed il lavoro nero, poco o nulla si fa per porre rimedio a questa piaga economica e sociale: in altre occasioni ho sottolineato che l'evasore fiscale (grande o piccolo che sia) è solo un ladro ed è altrettanto ladro chi opera nel sommerso.

Per approfondimenti a riguardo segnalo i seguenti articoli:
LAVORO IRREGOLARE E POLITICHE PER LA RIEMERSIONE
GLI STUDI DI SETTORE E LA TASSAZIONE DELLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE E GLI STUDI DI SETTORE

Restano poi intoccati altri "problemini" che ho già segnalato su questo blog: ad esempio i costi della politica che (nonostante le dichiarazioni di principio) rimangono inalterati. L'eliminazione delle Provincie ad esempio non intaccherebbe gli organici del personale dato che possono essere trasferiti ad enti locali già esistenti spostando a questi le competenze professionali e le esistenti risorse economiche attualemnte utilizzate per fare fronte ai relativi oneri. Il fatto è che l'eliminazione delle provincie implica l'eliminazione di una valanga di cariche e sottocariche "politiche" ed è qui che vassalli e valvassini si inalberano. A questi signori infatti non importa nulla nè delle competenze di questi enti e meno che mai della sorte del personale: quello di cui si preoccupano è la perdita di posizioni di rendita (elettorale ed economica). Quello che avviene per le Provincie avviene per tante altre istituzioni e sottoistituzioni: esiste una valanga di commissioni, sottocommissioni, agenzie, tavoli di questo e di quello afferenti agli enti più disparati che non producono nulla e costano un'enormità all'erario. Poichè però è questo sottobosco che alimenta la piramide elettorale e clientelare nazionale, esso non verrà minimamente sfiorato dai tagli.

Lo stesso dicasi delle missioni militari italiane: anche di questo ho parlato recentemente. Visti gli impegni internazionali, posso capire che alcune (e ripeto alcune) missioni devono andare avanti. Ma ve ne sono altre che possono essere eliminate o ridotte riducendo quindi i costi. "Qualcuno" a suo tempo mi disse che le missioni militari italiane all'estero sono un fattore trainante per l'economia: sono ordini alle imprese, sono la vetrina per la nostra industria, sono posti di lavoro soprattutto per tanti giovani del Sud. Ripeto ora quello che dissi a suo tempo: un'idea simile è semplicemente folle e smentita dai fatti. I settori economici da incentivare sono ben altri e ben altri comparti devono dare occasione di lavoro... Ma lasciamo perdere.

A rappresentare poi la ciliegina sulla torta (di dimensioni piuttosto misere visti i tagli) ci sono poi alcuni contrasti stridenti che non si sa bene se facciano ridere o se facciano piangere. Tanto per dare un'idea della follia di questi giorni basta ascoltare un notiziario qualsiasi o leggere un quotidiano. Prima arrivano le notizie dei tagli, dei sacrifici, dei posti di lavoro che andranno perduti, della difficoltà delle famiglie ad andare avanti (difficoltà che si amplificheranno nel tempo visto che gli stipendi pubblici sono stati congelati ma i prezzi no), poi alla fine arrivano le notizie di sport dove si sentono i compensi dei calciatori o gli ingaggi o le penali degli allenatori con cifre da milioni di euro.

E' da questi estremi che si percepiscono lo squilibrio mentale/sociale e l'ineguaglianza dilagante in Italia: c'è chi deve tirare la cinghia e chi invece guadagnerà a più non posso da questa crisi. E questo vale per i singoli individui come per interi settori economici.
Basta fare un giro per le scuole pubbliche o per i centri di ricerca per capire che ormai siamo arrivati alla frutta. Il peggio poi non è ancora arrivato perchè gli effetti dei tagli si vedranno a partire del prossimo autunno.

Per questo lancio allora la seguente proposta.

Cari i miei potenti (participio presente di " potere"), chiunque voi siate.
Che voi siate calciatori, allenatori, piloti o altri sportivi facoltosi, VIP dello spettacolo o della TV, grandi manager, banchieri, politici di ogni risma e grado (a partire dal Presidente della Repubblica fino alla fine della scala politica), grandi dirigenti pubblici e funzionari, ufficiali delle forze armate ecc... ecc...

Adottate una scuola, un centro di ricerca, un laboratorio, una biblioteca, un istituto culturale, un teatro, un parco. Oppure acquistate uno spazio verde, preservatelo dalla speculazione, bonificatelo e mettetelo a disposizione di tutti.

Tutto questo ha bisogno di aiuto e di un sostegno economico. Insomma date una mano a qualcosa che sia "pubblico", che sia un bene di tutti.

Date un segno, fate vedere quello che sapete fare...

Grazie in anticipo.