Ne sono piovuti tanti di commenti sulle passate elezioni regionali (provinciali e comunali). Personalmente non voglio parlare di chi ha vinto o di chi ha perso (o parlare dell'astensionismo diffuso) anche perchè vista la classe dirigente nazionale sono il bene comune e gli interessi collettivi che perdono sempre in questo sfortunato Paese.
L'unica riflessione che mi viene da fare in questo momento è che le dinamiche elettorali hanno evidenziato la vecchiaia generale, la senescenza cronica, l'anzianità radicata che caratterizzano l'Italia di questi anni. Parlo di vecchiaia ovviamente in un senso molto ampio e non è certamente sufficiente aver candidato qua e là qualche quarantenne a cambiare le cose.
C'è dell'evidente vecchiume nella classe dirigente nazionale (l'alzheimer politico è fin troppo palese nell'assenza totale di idee e programmi) ma esiste una ovvia anzianità demografica in questo Paese che quindi spinge naturalmente verso il conservatorismo, rifiuta il cambiamento, rigetta l'innovazione, predilige la sicurezza della "media", si fissa davanti alla TV a guardare gli show, non conosce Internet, teme l'immigrazione, è molto sensibile alle parole del parroco e via discorrendo.
In Italia quindi la modernità fallisce per definizione: come si può parlare di innovazione (che è infatti sconosciuta in Italia), creatività, sostenibilità, energie alternative ad un popolo di capelli bianchi? Del resto basta guardare le sfilate di piazza dei grandi partiti ufficiali: vecchi e vecchiette che sbraitano luoghi comuni e banalità alla naftalina.
Vi è poi un'anzianità culturale e mentale: la scuola pubblica in ginocchio, l'università calcificata, la cultura a pezzi trasformano la TV nell'unico vettore di idee (se così si può dire) in questo Paese dove nessuno legge i giornali o tantomeno i libri. Questa è una società che rigetta la scienza e la conoscenza a vantaggio dei cartomanti, dei predicatori, dei millantatori.
Vecchi ed analfabeti.
Con un'ignoranza (nel senso letterale del termine) così profonda e radicata non solo è impossibile immaginare il cambiamento, ma la manipolazione del consenso è un gioco da ragazzi tanto da dare plausibilità in Italia a dei controsensi assoluti o al più totale rovesciamento dei valori.
I giovani in Italia sono pochi, emarginati, frustrati o invecchiati precocemente. Nessuno investe sui ragazzi e le ragazze sia in termini di opportunità che di crescita personale: la grande politica si guarda bene da farlo perchè è tra i giovani che può scaturire un cambiamento positivo e la rigenerazione di questo Paese. Anche per questo la TV è uno snodo di potere fortissimo in Italia mentre si cerca sempre di imbrigliare Internet perchè la prima è un dominio dei "vecchi" la seconda è dei "giovani".
Un tempo si diceva che in Italia esisteva un gap fra politica e società oppure che la società era di gran lunga più avanti della politica. Mi sembra che le ultime elezioni abbiano dimostrato che questi gap sono stati completamente colmati non tanto dalla capacità di recupero della politica, ma dalla lentezza del passo di una società vecchia e stanca che non ha più la forza, la voglia e le gambe per correre.
Credo che in Italia serva fondamentalmente una rivoluzione demografica come presupposto alla ricostruzione democratica: l'alternativa è l'estinzione mentale, culturale, sociale, economica e politica.
L'unica riflessione che mi viene da fare in questo momento è che le dinamiche elettorali hanno evidenziato la vecchiaia generale, la senescenza cronica, l'anzianità radicata che caratterizzano l'Italia di questi anni. Parlo di vecchiaia ovviamente in un senso molto ampio e non è certamente sufficiente aver candidato qua e là qualche quarantenne a cambiare le cose.
C'è dell'evidente vecchiume nella classe dirigente nazionale (l'alzheimer politico è fin troppo palese nell'assenza totale di idee e programmi) ma esiste una ovvia anzianità demografica in questo Paese che quindi spinge naturalmente verso il conservatorismo, rifiuta il cambiamento, rigetta l'innovazione, predilige la sicurezza della "media", si fissa davanti alla TV a guardare gli show, non conosce Internet, teme l'immigrazione, è molto sensibile alle parole del parroco e via discorrendo.
In Italia quindi la modernità fallisce per definizione: come si può parlare di innovazione (che è infatti sconosciuta in Italia), creatività, sostenibilità, energie alternative ad un popolo di capelli bianchi? Del resto basta guardare le sfilate di piazza dei grandi partiti ufficiali: vecchi e vecchiette che sbraitano luoghi comuni e banalità alla naftalina.
Vi è poi un'anzianità culturale e mentale: la scuola pubblica in ginocchio, l'università calcificata, la cultura a pezzi trasformano la TV nell'unico vettore di idee (se così si può dire) in questo Paese dove nessuno legge i giornali o tantomeno i libri. Questa è una società che rigetta la scienza e la conoscenza a vantaggio dei cartomanti, dei predicatori, dei millantatori.
Vecchi ed analfabeti.
Con un'ignoranza (nel senso letterale del termine) così profonda e radicata non solo è impossibile immaginare il cambiamento, ma la manipolazione del consenso è un gioco da ragazzi tanto da dare plausibilità in Italia a dei controsensi assoluti o al più totale rovesciamento dei valori.
I giovani in Italia sono pochi, emarginati, frustrati o invecchiati precocemente. Nessuno investe sui ragazzi e le ragazze sia in termini di opportunità che di crescita personale: la grande politica si guarda bene da farlo perchè è tra i giovani che può scaturire un cambiamento positivo e la rigenerazione di questo Paese. Anche per questo la TV è uno snodo di potere fortissimo in Italia mentre si cerca sempre di imbrigliare Internet perchè la prima è un dominio dei "vecchi" la seconda è dei "giovani".
Un tempo si diceva che in Italia esisteva un gap fra politica e società oppure che la società era di gran lunga più avanti della politica. Mi sembra che le ultime elezioni abbiano dimostrato che questi gap sono stati completamente colmati non tanto dalla capacità di recupero della politica, ma dalla lentezza del passo di una società vecchia e stanca che non ha più la forza, la voglia e le gambe per correre.
Credo che in Italia serva fondamentalmente una rivoluzione demografica come presupposto alla ricostruzione democratica: l'alternativa è l'estinzione mentale, culturale, sociale, economica e politica.
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