Vista l'impossibilità di riflettere in questo momento sulla politica nazionale (dato che le ultime notizie di cronaca vanno ben oltre la mia modesta capacità intellettiva), intendo dare spazio completo alla dimensione locale.
La vera politica la facciamo tutti noi non tanto con le tessere o le adesioni a questo o a quel partito, ma con le nostre scelte quotidiane, con le nostre abitudini, con gli stili di vita e con i modelli che tendiamo a prospettare ai nostri figli. La vera politica è soprattutto la capacità che riusciamo a dimostrare di "cooperare" e di "lavorare insieme" attraverso le associazioni, i gruppi o i comitati di qualsiasi tipo: anche le forme di associazionismo apparentemente più banali sono un contributo essenziale alla ricostruzione di un senso comunitario-identitario che la "Fiction Ideology" sta progressivamente erodendo.
Visto che la "grande politica" ormai bisogna sopportarla quasi come un male necessario del nostro tempo (una specie di diabete sociale), allora concentriamo i nostri sforzi e la nostra attenzione su quello che possiamo fare nel nostro condominio, nel nostro quartiere, nel nostro villaggio, nel nostro paese, nella nostra città: una sorta di "puliamo il mondo di Legambiente". Armiamoci di ramazza e diamoci da fare.
Largo quindi a "locale" e alle notizie che parlano di "locale".La vera politica la facciamo tutti noi non tanto con le tessere o le adesioni a questo o a quel partito, ma con le nostre scelte quotidiane, con le nostre abitudini, con gli stili di vita e con i modelli che tendiamo a prospettare ai nostri figli. La vera politica è soprattutto la capacità che riusciamo a dimostrare di "cooperare" e di "lavorare insieme" attraverso le associazioni, i gruppi o i comitati di qualsiasi tipo: anche le forme di associazionismo apparentemente più banali sono un contributo essenziale alla ricostruzione di un senso comunitario-identitario che la "Fiction Ideology" sta progressivamente erodendo.
Visto che la "grande politica" ormai bisogna sopportarla quasi come un male necessario del nostro tempo (una specie di diabete sociale), allora concentriamo i nostri sforzi e la nostra attenzione su quello che possiamo fare nel nostro condominio, nel nostro quartiere, nel nostro villaggio, nel nostro paese, nella nostra città: una sorta di "puliamo il mondo di Legambiente". Armiamoci di ramazza e diamoci da fare.
Interessante a questo proposito mi è risultata quindi la notizia sui risultati dell'indagine Coldiretti/Swg sulla diffusione dei prodotti alimentari locali in Italia. Il 54% degli italiani preferisce acquistare i prodotti locali rispetto ai prodotti di marca: allo stesso modo risulta in progressiva espansione la percentuale degli italiani che acquista i prodotti alimentari direttamente dal produttore. Maggiori dettagli sull'indagine possono essere reperiti qui.
Questa notizia evidenzia che una certa sensibilità verso l'insostenibilità di certi modelli di consumo (tra i quali quelli alimentari) finalmente si sta diffondendo anche in Italia.
Mangiare locale significa rinunciare ad acquistare prodotti (spesso non di stagione) che hanno viaggiato nei camion per centinaia di chilometri: camion che consumano un mare di gasolio ed inquinano terribilmente l'aria che respiriamo.
Mangiare locale significa sostenere l'economia locale, ovvero i produttori che lavorano nel nostro territorio.
Mangiare locale significa sostenere dei piccoli produttori che spesso operano sotto ricatto della grande distribuzione.
Mangiare locale significa spesso acquistare prodotti di stagione più sani con una tutela economica maggiore per il consumatore e per il produttore perchè viene accorciata o eliminata una lunga serie di intermediari.
Mangiare locale significa conoscere chi ha prodotto il cibo che mangiamo.
Non si tratta certamente di alimentare uno scontro con la Grande Distribuzione Alimentare o con le grandi industrie alimentari o le grandi compagni di produzione agricola, ma di dare dignità a queste forme di produzione e di vendita complementare.
Insomma, potrà sembrare un paradosso, ma anche a tavola si possono fare delle importanti scelte politiche...
Questa notizia evidenzia che una certa sensibilità verso l'insostenibilità di certi modelli di consumo (tra i quali quelli alimentari) finalmente si sta diffondendo anche in Italia.
Mangiare locale significa rinunciare ad acquistare prodotti (spesso non di stagione) che hanno viaggiato nei camion per centinaia di chilometri: camion che consumano un mare di gasolio ed inquinano terribilmente l'aria che respiriamo.
Mangiare locale significa sostenere l'economia locale, ovvero i produttori che lavorano nel nostro territorio.
Mangiare locale significa sostenere dei piccoli produttori che spesso operano sotto ricatto della grande distribuzione.
Mangiare locale significa spesso acquistare prodotti di stagione più sani con una tutela economica maggiore per il consumatore e per il produttore perchè viene accorciata o eliminata una lunga serie di intermediari.
Mangiare locale significa conoscere chi ha prodotto il cibo che mangiamo.
Non si tratta certamente di alimentare uno scontro con la Grande Distribuzione Alimentare o con le grandi industrie alimentari o le grandi compagni di produzione agricola, ma di dare dignità a queste forme di produzione e di vendita complementare.
Insomma, potrà sembrare un paradosso, ma anche a tavola si possono fare delle importanti scelte politiche...
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