La questione "immigrazione" sollevata dal governo italiano sta suscitando un'enorme ondata di reazioni politiche ed emotive a livello internazionale, nazionale ed anche locale. Forse anche, dico io malignamente, per distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica da seccanti faccende familiari, è stata creata una strategia politica sostenuta da una campagna mediatica su cui bisogna riflettere seriamente.
Bisogna innanzitutto fare attenzione al momento critico in cui ci troviamo: elezioni europee, recessione economica, disoccupazione, populismo mediatico, commistione politica-TV-spettacolo...
La questione dell'immigrazione sembra rispondere perfettamente a questi requisiti.
In primo luogo quello del capro espiatorio. In un momento di grave crisi economica non c'è niente di meglio che trovare qualcuno in una condizione estremamente vulnerabile e facilmente individuabile su cui concentrare la rabbia collettiva. Gli italiani, da bravi cattolici devoti, detengono in proposito una doppia morale: il "buonismo di facciata" secondo cui di giorno gli immigrati in fondo "sono come noi", "fanno i lavori che nessuno vuole fare", quindi sono utili e fanno comodo perchè li facciamo lavorare come bestie per pochissimi soldi. Badanti, servi, sguatteri, braccianti nelle campagne, operai nei cantieri...
Finito il loro "servaggio", scatta la "seconda morale": queste persone la sera devono sparire, devono diventare degli invisibili fino alla mattina successiva quando passerà il furgone per portarli a lavorare nei campi o nei cantieri edili.
Questa campagna mediatica fa pericolosamente leva su questa doppia morale e sta purtroppo suscitando consensi non irrilevanti nell'opinione pubblica.
Invece di affrontare la questione come una complessa sfida sociale, politica e culturale o come effetto di politiche di sviluppo economico internazionale distorte ed evidentemente da rivedere completamente, si ricorre alle misure di polizia che sono strutturalmente inefficaci nel medio-lungo periodo, ma hanno grande impatto mediatico nel breve. Sono misure inefficaci, e si sa bene che sono tali, che però sono spettacolari, distraggono dalla natura reale del problema e creano consenso. Insomma ci troviamo di fronte all'ennesima manifestazione del reality "L'isola della Politica" all'interno della quale rientra anche la strategia secondo cui "chi si indigna è un intellettuale snob".
Intanto lo scontro si svolge anche a livello internazionale con il coinvolgimento dell'Alto Commissariato ONU per i Rifugiati (UNHCR).
Qui è possibile vedere il comunicato UNHCR in proposito.
Bisogna innanzitutto fare attenzione al momento critico in cui ci troviamo: elezioni europee, recessione economica, disoccupazione, populismo mediatico, commistione politica-TV-spettacolo...
La questione dell'immigrazione sembra rispondere perfettamente a questi requisiti.
In primo luogo quello del capro espiatorio. In un momento di grave crisi economica non c'è niente di meglio che trovare qualcuno in una condizione estremamente vulnerabile e facilmente individuabile su cui concentrare la rabbia collettiva. Gli italiani, da bravi cattolici devoti, detengono in proposito una doppia morale: il "buonismo di facciata" secondo cui di giorno gli immigrati in fondo "sono come noi", "fanno i lavori che nessuno vuole fare", quindi sono utili e fanno comodo perchè li facciamo lavorare come bestie per pochissimi soldi. Badanti, servi, sguatteri, braccianti nelle campagne, operai nei cantieri...
Finito il loro "servaggio", scatta la "seconda morale": queste persone la sera devono sparire, devono diventare degli invisibili fino alla mattina successiva quando passerà il furgone per portarli a lavorare nei campi o nei cantieri edili.
Questa campagna mediatica fa pericolosamente leva su questa doppia morale e sta purtroppo suscitando consensi non irrilevanti nell'opinione pubblica.
Invece di affrontare la questione come una complessa sfida sociale, politica e culturale o come effetto di politiche di sviluppo economico internazionale distorte ed evidentemente da rivedere completamente, si ricorre alle misure di polizia che sono strutturalmente inefficaci nel medio-lungo periodo, ma hanno grande impatto mediatico nel breve. Sono misure inefficaci, e si sa bene che sono tali, che però sono spettacolari, distraggono dalla natura reale del problema e creano consenso. Insomma ci troviamo di fronte all'ennesima manifestazione del reality "L'isola della Politica" all'interno della quale rientra anche la strategia secondo cui "chi si indigna è un intellettuale snob".
Intanto lo scontro si svolge anche a livello internazionale con il coinvolgimento dell'Alto Commissariato ONU per i Rifugiati (UNHCR).
Qui è possibile vedere il comunicato UNHCR in proposito.
2 commenti:
certo questo è il miglior modo per non dire agli italiani in che grave situazione versa il paese...ha ragione Daniela Melchiorre quando afferma che la libera informazione in Italia è imbavagliata
Non bisogna dimenticare poi la morbosa attenzione con la quale si sta cercando di mettere sotto controllo anche la "rete"....
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