In questo blog ho sempre cercato di portare avanti un concetto di società "decente", sia a livello macro che micro (locale), ovvero fondata sull'idea di rispetto (per le persone, i luoghi, la natura, i simboli, le tradizioni, le culture, ecc...) e di consapevolezza all'interno delle comunità che la compongono.
Per questo motivo voglio con questo post ricordare che il 25 novembre è stato indicato dall'Assemblea Generale dell'ONU alla giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.
In questa sede non voglio discutere di questioni e principi generali o fare riferimento a notizie di cronaca particolarmente eclatanti. A questo ci pensano opinionisti, organi di informazione e blog decisamente più importanti ed autorevoli di questo. La mia mente va invece ai tanti piccoli e grandi episodi di abusi contro le donne che quotidianamente si verificano in aree dove questa violenza avviene nel silenzio, nella paura dei pregiudizi e nella sottovalutazione generale perchè vengono considerati "fattarelli".
Questi "fattarelli" avvengono intorno a noi e spesso non riguardano degli altri "anonimi", ma persone (vittime e carnefici) che ci stanno molto vicino...
Una comunità che tollera qualsiasi forma di violenza (fisica o psicologica) contro le donne è una comunità "indecente" composta da soggetti "indecenti". Non c'è assoluzione religiosa che tenga quando qualcuno si arroga l'idea di rendere un'altra persona un'oggetto fino a farle credere di essere veramente un oggetto che può essere usato, sfruttato e poi buttato via.
Il rispetto deve essere fondato sull'idea di "dignità": quando alle donne si sottrae la loro dignità (nella prassi quotidiana, in politica, nella religione, nella società, ecc...) allora verrà inevitabilmente meno anche il rispetto.
"Non c’è modo di sottomettere donne convinte della loro dignità talvolta calpestata, ma non annullata, anzi rinforzata spesso da colpi e frustrazioni."
(Wanda Montanelli)
Il mio pensiero va quindi a tutte/i quelle/i che si operano in questo campo, come il Centro Antiviolenza "Erinna" di Viterbo, spesso avendo contro gli "uomini" della politica (che ostacola in tutti i modi la presenza femminile nelle istituzioni e che a parole sono sempre in prima fila in queste battaglie, ma quando si passa ai fatti...), scarse risorse economiche, modelli economici avversi (le donne sono le prime a perdere il lavoro e trovano maggiori difficoltà ad iniziare attività in proprio) ed una cultura, frequentemente di matrice cattolica, che per definizione è sistematicamente contro le donne.
Per questo motivo voglio con questo post ricordare che il 25 novembre è stato indicato dall'Assemblea Generale dell'ONU alla giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.
In questa sede non voglio discutere di questioni e principi generali o fare riferimento a notizie di cronaca particolarmente eclatanti. A questo ci pensano opinionisti, organi di informazione e blog decisamente più importanti ed autorevoli di questo. La mia mente va invece ai tanti piccoli e grandi episodi di abusi contro le donne che quotidianamente si verificano in aree dove questa violenza avviene nel silenzio, nella paura dei pregiudizi e nella sottovalutazione generale perchè vengono considerati "fattarelli".
Questi "fattarelli" avvengono intorno a noi e spesso non riguardano degli altri "anonimi", ma persone (vittime e carnefici) che ci stanno molto vicino...
Una comunità che tollera qualsiasi forma di violenza (fisica o psicologica) contro le donne è una comunità "indecente" composta da soggetti "indecenti". Non c'è assoluzione religiosa che tenga quando qualcuno si arroga l'idea di rendere un'altra persona un'oggetto fino a farle credere di essere veramente un oggetto che può essere usato, sfruttato e poi buttato via.
Il rispetto deve essere fondato sull'idea di "dignità": quando alle donne si sottrae la loro dignità (nella prassi quotidiana, in politica, nella religione, nella società, ecc...) allora verrà inevitabilmente meno anche il rispetto.
"Non c’è modo di sottomettere donne convinte della loro dignità talvolta calpestata, ma non annullata, anzi rinforzata spesso da colpi e frustrazioni."
(Wanda Montanelli)
Il mio pensiero va quindi a tutte/i quelle/i che si operano in questo campo, come il Centro Antiviolenza "Erinna" di Viterbo, spesso avendo contro gli "uomini" della politica (che ostacola in tutti i modi la presenza femminile nelle istituzioni e che a parole sono sempre in prima fila in queste battaglie, ma quando si passa ai fatti...), scarse risorse economiche, modelli economici avversi (le donne sono le prime a perdere il lavoro e trovano maggiori difficoltà ad iniziare attività in proprio) ed una cultura, frequentemente di matrice cattolica, che per definizione è sistematicamente contro le donne.
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