Leggendo i post presenti su molti blog ho avuto modo di notare il frequente senso di frustrazione di fronte all'apatia e al cinismo che ci circondano e che investono tutti i livelli della nostra società dai politici di corte fino al nostro vicino di casa. Spesso ci sentiamo senza speranza, soprattutto se guardiamo alle esperienze che si fanno altrove come ad esempio le elezioni presidenziali USA. Da noi il cambiamento è un processo difficilissimo e chi prova ad attivare un processo di trasformazione anche di limitate dimensioni e a livello locale si scontra sempre contro un muro. E' evidente che qui non si tratta di stabilire che chi vuole cambiare abbia necessariamente ragione o chi vi si oppone abbia torto; quello che voglio evidenziare è che frequentemente, anche a livello locale, non si riesce nemmeno ad attivare quel necessario confronto di idee alla base di qualsiasi processo democratico di cambiamento. Nella mia prassi quotidiana vedo che le proposte (buone o cattive che siano) finiscono in un cassetto, gli innovatori marginalizzati sistematicamente, i talenti frustrati, ecc... non in base ad una valutazione dei contenuti, ma per il semplice fatto di aver "osato". Ogni fuga in avanti viene regolarmente impedita. Ciò avviene nelle università come in tutti i luoghi di lavoro, nella scuola, in politica, nelle piccole amministrazioni locali e via discorrendo. Quello che emerge costantemente è la combinazione perversa fra un'incapacità a cambiare (generata da selezione avversa, difficoltà nei processi decisionali, incapacità a vedere i benefici del cambiamento) e una non volontà di cambiare (cinismo, interessi consolidati, mentalità routinaria, paura di cambiare). Quando ci si trova di fronte a questa condizione è veramente difficile venirne fuori soprattutto quando l'irresponsabilità generale finisce con il farci credere che questa situazione è inevitabile e cade dal cielo. Il degrado ambientale, la corruzione, le speculazioni, la devastazione di tutto ciò che è pubblico, la perdita costante di etica pubblica, le scelte irrazionali fatte a vantaggio di pochi e a danno di tutti, sono il prezzo che paghiamo quando un sistema incapace di cambiare attiva le sue difese immunitarie e che oltretutto si replica in continuazione. Come risolvere questo problema?
La domanda principale è infatti come interrompere la replicazione di questi pattern culturali auto-rinforzanti che in parte sono propagati dalla cultura televisiva.
Io credo che il problema dlla nostra società congelata consista nel fatto che, nonostante sia di notevoli dimensioni, in realtà si comporta come un "Piccolo Mondo" ovvero come un piccolo paesino abbastanza chiuso all'esterno. Chi ha avuto modo di approfondire le teorie dei sistemi complessi, collegherà tale concetto a quello degli "Small Worlds" le cui caratteristiche principali sono la brevità delle connessioni, la capacità di agglomerarsi intorno a "nodi" di riferimento, lil ruolo cruciale (sia in termini quantitativi che qualitativi) di questi nodi che accaparrano una gran quantità di relazioni. Gli SW cambiano status con molta fatica perchè tendono a chiudersi in sè stessi. Come appunto in un piccolo paesino il conformismo impedisce ogni cambiamento, allo stesso modo funziona la società italiana: difficile negare che le università italiane o i partiti politici funzionino come un SW. Il clientelismo stesso rientra nella logica degli hubs che caratterizzano gli SW.
Approfondire quindi le logiche di questo tipo di network può fornire importanti contributi per tentare di definire alcune soluzioni per consentire un loro cambiamento di status. Tutti spunti per future ricerche: qualsiasi suggerimento è dunque il benvenuto...
La domanda principale è infatti come interrompere la replicazione di questi pattern culturali auto-rinforzanti che in parte sono propagati dalla cultura televisiva.
Io credo che il problema dlla nostra società congelata consista nel fatto che, nonostante sia di notevoli dimensioni, in realtà si comporta come un "Piccolo Mondo" ovvero come un piccolo paesino abbastanza chiuso all'esterno. Chi ha avuto modo di approfondire le teorie dei sistemi complessi, collegherà tale concetto a quello degli "Small Worlds" le cui caratteristiche principali sono la brevità delle connessioni, la capacità di agglomerarsi intorno a "nodi" di riferimento, lil ruolo cruciale (sia in termini quantitativi che qualitativi) di questi nodi che accaparrano una gran quantità di relazioni. Gli SW cambiano status con molta fatica perchè tendono a chiudersi in sè stessi. Come appunto in un piccolo paesino il conformismo impedisce ogni cambiamento, allo stesso modo funziona la società italiana: difficile negare che le università italiane o i partiti politici funzionino come un SW. Il clientelismo stesso rientra nella logica degli hubs che caratterizzano gli SW.
Approfondire quindi le logiche di questo tipo di network può fornire importanti contributi per tentare di definire alcune soluzioni per consentire un loro cambiamento di status. Tutti spunti per future ricerche: qualsiasi suggerimento è dunque il benvenuto...
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