Abbiamo avuto nelle scorse settimane notizia di indagini nei confronti del sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino e del coordinatore campano del Pdl Luigi Cesaro accusati da un pentito di essere coinvolti nel business dei rifiuti con la camorra. Da una parte non c’è da stupirsi più di tanto se la politica si è mostrata compatta, sia a destra che a sinistra (con rare eccezioni) nello schierarsi dalla parte di un suo esponente. Quello che meraviglia è la pressoché nulla reazione da parte dell’opinione pubblica. E’ certamente vero che la gente non reagisce perché su questi fatti si fanno circolare il minor numero possibile di informazioni: effettivamente in TV o sui quotidiani se ne è parlato veramente molto poco. Questo del resto conferma il controllo politico delle informazioni in Italia: ciò che può minare il consenso o l’immagine del potere viene immediatamente messo sotto silenzio. Noto però una certa anestetizzazione da parte di tutti noi di fronte a queste notizie. Insomma alla fine, dopo anni di corruzione e mala politica, il fatto che esponenti di rilievo della politica siano sospettati di essere implicati in cose di camorra appare come del tutto normale: anzi, molto probabilmente, la gente cosiddetta “comune”, queste cose le conosce già da tempo e le considera non tanto un demerito, ma una qualità essenziale per un politico potente. Se il politico non ha “le mani in pasta” che razza di politico è? Se non ha i contatti “giusti” come mi può aiutare a trovare lavoro, a trovarmi un posto in ospedale, a farmi scavalcare la fila per fare un’ecografia, o per farmi costruire una casetta senza licenza? Poiché siamo in un sistema democratico, la colpa di tutto questo non è altro che di tutti noi. Del resto ognuno ha il governo che si merita.
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