Degrado etico, degrado ambientale, declino economico e sociale vanno sempre di pari passo. In particolare nel nostro Paese appare particolarmente urgente ancor prima di misure tecniche, economiche o finanziarie, la normalizzazione del rapporto fra cittadini, Stato e Società. Qualsiasi progetto di sviluppo sostenibile, sia a livello micro che macro, deve fondarsi sulla ricostruzione di un senso diffuso di responsabilità individuale. Non è possibile pensare di proporre modelli alternativi di sviluppo fintanto che settori sempre più ampi della società e dell’economia, in tutte le loro componenti, saranno sempre più elusive con un’erosione progressiva in primo luogo della solidarietà sociale. Qualsiasi modello positivo si svilupperà su basi fragilissime e si presenterà o come un’idea balzana ed ingenua o come la solita moda pseudo-ecologista di pochi snob intellettuali. Il problema è che qui da noi spesso lo Stato stesso incoraggia i cittadini a ricorrere ogni volta, per il soddisfacimento dei loro bisogni e dei loro diritti, a strategie “alternative” o a scorciatoie come ad esempio la protezione di un potente mediatore. Dal degrado della sfera pubblica alla corruzione della sfera privata il passo è breve e la sistematica distorsione delle categorie chiave nel rapporto pubblico-privato è oggi un’emergenza inevitabile come illustrano ampiamente i fatti di cronaca più o meno politica. Bisogna quindi impedire la trasfigurazione permanente della categoria del pubblico in quella del privilegio e quella civica in quella della complicità. In una società come la nostra la disonestà purtroppo appare come un’opzione vantaggiosa e l’idea di democrazia viene svilita in ogni occasione ed è veramente molto difficile non accorgesene o fraintendere la situazione: l’unica possibilità che ci rimane per uscire da questo tunnel di complicità e privilegi è cominciare a parlare di una società fondata non solo sui diritti ma anche sui doveri del singolo individuo. Il rispetto dell’ambiente ad esempio non deve essere concepito solo come un diritto delle generazioni future, ma come un dovere per le generazioni presenti. Come dicevano gli antichi Romani: stiamo piantando degli alberi i cui frutti e la cui ombra saranno goduti da altri. Allo stesso modo l’impegno politico di ciascuno di noi deve diventare un nostro dovere che presuppone i diritti delle prossime generazioni.
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