In questi giorni ho fatto di tutto per evitare di discutere di fatti di politica nostrana: troppo disgustosi. Ripeto: ho fatto di tutto, ma non ci riesco più di tanto. E' più forte di me.
Ci troviamo di fronte in queste settimane ad uno spettacolo veramente particolare: tutta l'attenzione dei media e della stessa politica è concentrata, più che su questioni relative alla gestione della cosa pubblica (economia, disoccupazione, precariato, crisi, delocalizzazione industriale, tutela della dignità del lavoro, lotta all'evasione fiscale, giustizia ed equità economica e sociale, ecc...), su una serie di beghe e di scandali certamente molto preoccupanti.
Tantissimi sono i motivi di questa preoccupazione. In primo luogo la profondità e la gravità dell'emersione di un sistema parallelo di controllo dello Stato, delle sue risorse e delle sue istituzioni. E' vero che nessuno in Italia si può meravigliare più di tanto di questo sistema e di tanti altri, piccoli e grandi, che ci circondano: tutti ne sono a conoscenza come vero e proprio stile di vita nella gestione della cosa pubblica. Quello che meraviglia è che in questo caso il meccanismo pare si sia inceppato: come mai? E che è successo?
Tutti sappiamo che in Italia i diritti sono elargiti come favori ed i potenti controllano e governano grandi pacchetti di voti grazie a questa elargizione fondata sulla fedeltà e sulla discrezionalità: concorsi, licenze, appalti e appaltini, permessi, condoni, autorizzazioni, un posto in ospedale, un loculo al cimitero, ecc... Tutto serve a tenere in piedi una perversa piramide medievale di vassalli, valvassini, valvassori, fino ai servi della gleba. In un Paese civile, tutto questo susciterebbe indignazione e rabbia: qui da noi siamo tutti, chi più o chi meno, invischiati in questa ragnatela che alla fine sta bene a tutti e garantisce la sopravvivenza di tutti.
Le conseguenze dell'inceppamento dei meccanismi di questo sistema hanno comunque portato a profonde lacerazioni per lo meno all'interno della maggioranza politica che (dice) di governare questo sfortunato Paese. Viene da pensare che quello a cui stiamo oggi assistendo potrebbe essere una sorta di "prova tecnica generale" di post-berlusconismo. Una struttura partitica che si fonda sul controllo totale da parte del suo "proprietario" e sulla rigida gestione del "potere" (non in senso politico ed istituzionale "pubblico" ma "privato") , una volta che questo "proprietario" venisse meno (e prima o poi dovrà per forza venire meno) non potrebbe far altro che trasformarsi in un coacervo di spinte antagoniste di interessi "privati" per la contesa e la spartizione, senza regole, scrupoli e mezzi termini, del potere.
Con la massiva privatizzazione delle istituzioni e della "res publica", privata del suo unico collante, questo magma informe potrebbe trascinare nel suo caos l'intero Paese per aver in tutti questi anni permeato tutti gli aspetti della società italiana: istituzioni, gruppi sociali, imprese, singoli individui. Ogni frazione e componente di questa galassia andrà necessariamente in collisione con le altre non nel nome di "astratti principi pubblici e del diritto", ma per tutelare forti interessi privati iniettati nelle istituzioni e per accaparrarsi quanto più possibile portandosi dietro le stessi istituzioni, gli enti da esse controllate e le relative cordate: RAI, Protezione Civile, rami del parlamento, regioni, agenzie governative, gruppi di imprenditori "amici sostenitori", ampi settori dell'evasione fiscale organizzata, ecc... Lo vediamo quotidianamente: giustizia, diritto, legalità, tutto può essere piegato di fronte alla prevalenza degli interessi "privati".
Insomma una specie di guerra civile che non si combatte più nelle strade e nelle piazze, ma in "sedi dedicate": del resto è quello che già si vede adesso in piccolo. Il Presidente del Consiglio che litiga con il Presidente della Camera (con tentativi di "sputtanarsi a vicenda"), ras di partito l'uno contro l'altro, candidati alle regioni dello stesso partito che si fregano a vicenda, pezzi dello Stato che lavorano per "oliare" questo sistema. Il tutto con pesanti inflitrazioni delle alte gerarchie vaticane...
La cosa più preoccupante di questa vicenda è l'inazione e l'inesistenza di forze di opposizione. A fronte di tutto questo c'è il nulla: sì, magari ogni tanto qualcuno sbraita contro il Premier, ma, a parte il mal di gola, tutto questo non serve a nulla. La responsabilità gravissima di questa opposizione è stata la sua incapacità e non-volontà di far emergere una potenziale classe dirigente totalmente rinnovata in grado di opporre una "politica" radicalmente diversa da quella che ci viene offerta tutti giorni. Del resto sono dell'idea che,l'attuale Premier con il suo potere e la sua forza indiscussa ed indiscutibile, non solo garantisce la sopravvivenza politica sua e dei suoi aficionados: la stabilità berlusconiana garantisce anche 5 anni tranquilli tranquilli di permanenza in parlamento anche a tanti "signorini" dell'opposione (che in termini di stipendio e pensione di parlamentare non sono pochi).
Insomma oggi vediamo lampi, sprazzi e brandelli del futuro che forse ci attende: starebbe a noi tutti impedire che ciò avvenga. Purtroppo, come ho già detto, in Italia coloro che possono esprimere in modo realmente libero il loro voto sono una minoranza. Per cambiare prima di tutto ci vuole coraggio: ma questa è una qualità che, almeno dalla fine dell'Impero Romano, di rado si vede e poco si addice agli italiani....
Ci troviamo di fronte in queste settimane ad uno spettacolo veramente particolare: tutta l'attenzione dei media e della stessa politica è concentrata, più che su questioni relative alla gestione della cosa pubblica (economia, disoccupazione, precariato, crisi, delocalizzazione industriale, tutela della dignità del lavoro, lotta all'evasione fiscale, giustizia ed equità economica e sociale, ecc...), su una serie di beghe e di scandali certamente molto preoccupanti.
Tantissimi sono i motivi di questa preoccupazione. In primo luogo la profondità e la gravità dell'emersione di un sistema parallelo di controllo dello Stato, delle sue risorse e delle sue istituzioni. E' vero che nessuno in Italia si può meravigliare più di tanto di questo sistema e di tanti altri, piccoli e grandi, che ci circondano: tutti ne sono a conoscenza come vero e proprio stile di vita nella gestione della cosa pubblica. Quello che meraviglia è che in questo caso il meccanismo pare si sia inceppato: come mai? E che è successo?
Tutti sappiamo che in Italia i diritti sono elargiti come favori ed i potenti controllano e governano grandi pacchetti di voti grazie a questa elargizione fondata sulla fedeltà e sulla discrezionalità: concorsi, licenze, appalti e appaltini, permessi, condoni, autorizzazioni, un posto in ospedale, un loculo al cimitero, ecc... Tutto serve a tenere in piedi una perversa piramide medievale di vassalli, valvassini, valvassori, fino ai servi della gleba. In un Paese civile, tutto questo susciterebbe indignazione e rabbia: qui da noi siamo tutti, chi più o chi meno, invischiati in questa ragnatela che alla fine sta bene a tutti e garantisce la sopravvivenza di tutti.
Le conseguenze dell'inceppamento dei meccanismi di questo sistema hanno comunque portato a profonde lacerazioni per lo meno all'interno della maggioranza politica che (dice) di governare questo sfortunato Paese. Viene da pensare che quello a cui stiamo oggi assistendo potrebbe essere una sorta di "prova tecnica generale" di post-berlusconismo. Una struttura partitica che si fonda sul controllo totale da parte del suo "proprietario" e sulla rigida gestione del "potere" (non in senso politico ed istituzionale "pubblico" ma "privato") , una volta che questo "proprietario" venisse meno (e prima o poi dovrà per forza venire meno) non potrebbe far altro che trasformarsi in un coacervo di spinte antagoniste di interessi "privati" per la contesa e la spartizione, senza regole, scrupoli e mezzi termini, del potere.
Con la massiva privatizzazione delle istituzioni e della "res publica", privata del suo unico collante, questo magma informe potrebbe trascinare nel suo caos l'intero Paese per aver in tutti questi anni permeato tutti gli aspetti della società italiana: istituzioni, gruppi sociali, imprese, singoli individui. Ogni frazione e componente di questa galassia andrà necessariamente in collisione con le altre non nel nome di "astratti principi pubblici e del diritto", ma per tutelare forti interessi privati iniettati nelle istituzioni e per accaparrarsi quanto più possibile portandosi dietro le stessi istituzioni, gli enti da esse controllate e le relative cordate: RAI, Protezione Civile, rami del parlamento, regioni, agenzie governative, gruppi di imprenditori "amici sostenitori", ampi settori dell'evasione fiscale organizzata, ecc... Lo vediamo quotidianamente: giustizia, diritto, legalità, tutto può essere piegato di fronte alla prevalenza degli interessi "privati".
Insomma una specie di guerra civile che non si combatte più nelle strade e nelle piazze, ma in "sedi dedicate": del resto è quello che già si vede adesso in piccolo. Il Presidente del Consiglio che litiga con il Presidente della Camera (con tentativi di "sputtanarsi a vicenda"), ras di partito l'uno contro l'altro, candidati alle regioni dello stesso partito che si fregano a vicenda, pezzi dello Stato che lavorano per "oliare" questo sistema. Il tutto con pesanti inflitrazioni delle alte gerarchie vaticane...
La cosa più preoccupante di questa vicenda è l'inazione e l'inesistenza di forze di opposizione. A fronte di tutto questo c'è il nulla: sì, magari ogni tanto qualcuno sbraita contro il Premier, ma, a parte il mal di gola, tutto questo non serve a nulla. La responsabilità gravissima di questa opposizione è stata la sua incapacità e non-volontà di far emergere una potenziale classe dirigente totalmente rinnovata in grado di opporre una "politica" radicalmente diversa da quella che ci viene offerta tutti giorni. Del resto sono dell'idea che,l'attuale Premier con il suo potere e la sua forza indiscussa ed indiscutibile, non solo garantisce la sopravvivenza politica sua e dei suoi aficionados: la stabilità berlusconiana garantisce anche 5 anni tranquilli tranquilli di permanenza in parlamento anche a tanti "signorini" dell'opposione (che in termini di stipendio e pensione di parlamentare non sono pochi).
Insomma oggi vediamo lampi, sprazzi e brandelli del futuro che forse ci attende: starebbe a noi tutti impedire che ciò avvenga. Purtroppo, come ho già detto, in Italia coloro che possono esprimere in modo realmente libero il loro voto sono una minoranza. Per cambiare prima di tutto ci vuole coraggio: ma questa è una qualità che, almeno dalla fine dell'Impero Romano, di rado si vede e poco si addice agli italiani....
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