Più volte su questo blog ho sostenuto che una delle forme più evidenti della schizofrenia cronica che attanaglia la nostra società isterica e nevrotica si sostanzia nel rapporto "malato" con il cibo. Ne ho parlato citando anche il pensiero di Carlo Petrini che può essere sintetizzato nel concetto: evitiamo di farci mangiare dal cibo.
Soprattutto bisogna stare attenti alle implicazioni direi anche politiche del rapporto con il cibo: basta pensare al famoso "panem" unito al "circenses" di romana memoria. In effetti l'incosapevolezza che si manifesta nel consumo alimentare si presenta con le stesse caretteristiche sul versante del consumo di "prodotti politici". Già è abbastanza grave constatare che la politica sia ormai equiparata ai prodotti alimentari (così come a qualsiasi altro prodotto): il fatto di ricorrere ad esempio continuamente ai sondaggi altro non è che la conferma del fatto che non siamo più dei cittadini, ma dei "consumatori" della politica (anche se in realtà è la politica che ci sta consumando...). Lo stesso populismo oggi così in voga sembra essere l'effetto del ricorso a delle precise strategie di marketing politico per venire incontro ai "gusti politici" dei consumatori...
La politica alla stessa stregua delle merendine? Perchè no?
Come veniamo frequentemente intossicati da cibi scadenti, pieni di calorie, zuccheri ed insaporitori vari, di cui non sappiamo quasi mai l'origine, allo stesso modo siamo intossicati da una politica scadente (o scaduta da un pezzo per continuare con le analogie). In entrambi i casi finiamo con il diventare obesi nel fisico e nella mente, incapaci di muovere autonomamente due passi a piedi e bisognosi di cure e di aiuto anche per andare a pisciare.
La metafora del cibo potrebbe andare avanti molto a lungo. Preferisco finire qui. Ma voglio tornare ad insistere sull'importanza di un consumo alimentare consapevole e, quando possibile, sulla criticità dell'auto-produzione o di stretti contatti con produttori di prossimità che ci sono noti. In politica, come a tavola, dovrebbe sempre prevalere il buon senso, la fiducia, il rispetto delle persone e dell'ambiente, la convivialità, la salute e la dignità di noi stessi rispetto alla mera "convenienza". La "convenienza", in politica come a tavola, lì per lì dà dei benefici, ma alla lunga potrebbe far male alla salute.
Magari, ripensando il nostro rapporto con il cibo potremmo anche arrivare a ripensare il nostro rapporto con la politica. Il cambiamento può scaturire anche a tavola: chi può dirlo?
Insomma, anche sulla base delle considerazioni fatte fino a qui, approfitto per segnalare questo sito che ho scoperto da poco. Si tratta di "Il Fatto Alimentare": presenta molte sezioni dedicate e temi specifici.
Mi sembra uno strumento utile di informazione e di apprendimento.
Buon appettito!
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