In questi giorni di corto-circuiti politici sia a destra che a sinistra, il sentimento che mi sembra maggiormente condiviso dalla gente comune, almeno nella mia visione di povero osservatore estratto dalla medesima gente comune, è quella dello spaesamento, del dubbio, della confusione.
Non si riesce a capire dove il cosiddetto Paese Legale (perdonate l'ironia) intenda andare e trascinare con sè il povero Paese Reale: probabilmente nel mondo dell'irrealtà e dell'irresponsabilità in cui sguazza da decenni il Paese Legale.
In autunno riapriranno le scuole (in quali condizioni non è dato saperlo) e passata la pausa estiva le emergenze della sanità, del lavoro, della ricerca tornanno a bussare alla nostra porta. I casini (con la "c" minuscola) non vanno in vacanza.
Intanto i "signori" litigano: molti si preparano a dire il più italianissimo degli "io non c'ero e se c'ero dormivo". Una storia già drammaticamente vista...
Ed ecco che allora la gente comune, stanca di tutto questo, si sposta nelle lande desolate del disinteresse: "non ci capisco niente, si scannano fra di loro, non sono affari miei". Purtroppo non è così. Qui si sta giocando con la pelle di milioni di famiglie e di persone ed è in un momento come questo che appare indispensabile riappropriarsi del proprio impegno civile.
E' indispensabile in primo luogo che ci sia la massima consapevolezza e mobilitazione per l'immediata "rettifica" di questa legge elettorale: nessun partito politico è oggi intenzionato a sostenere, per ovvi motivi di sopravvivenza, un cambiamento simile. Bisogna per lo meno ripartire da qui.
Non è solo una questione elettorale infatti: siamo veramente ridotti molto male ma abbiamo il diritto-dovere di riappropriarci dei partiti come strumento di amplificazione dell'impegno civile dei cittadini. E' una questione etica, prima che politica anche per disinfettare la nostra società da questi decenni di profondo degrado e di "dittatura della corruzione".
A tale proposito suggerisco la lettura di questo articolo apparso su Micromega.
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