Continua l'indifferenza totale della politica italiana nei confronti delle tematiche ambientali. Le priorità sono evidentemente altre: transpresidenzialismo alla carbonara con triplo turno carpiato e premierato con camme in testa. Intanto chi vuole le banche, chi si lagna e minaccia secessioni, chi sprofonda in beghe interne senza fine, chi rimane senza idee, programmi, proposte.
In questa farsa a pagare il conto è la società nel suo complesso sotto forma di assenza di politiche per lo sviluppo, proposte di rinnovamento economico e sociale, rilancio dello spirito di iniziativa magari legato all'innovazione e nuove traiettorie di sviluppo sociale ed economico. L'unica idea è stata quella degli incentivi al consumo. Si tratta di risorse destinate a stimolare il consumo di prodotti concettualmente vecchi, non a stimolare l'emersione del nuovo.
Insomma, come al solito in Italia, la filosofia dominante è "arrangiatevi" e "ognuno faccia quello che crede e come crede": e a sopportare il carico maggiore di questa indifferenza è appunto l'ambiente italiano.
Senza considerazione, investimenti, lasciato in balia del primo che capita (speculatori, amministratori incompetenti o peggio, comunità sradicate senza legami con i territori dove poggiano i piedi), l'ambiente diventa la vittima sacrificale del "chissenefrega" generale e sintomo dell'erosione etica e della sfera pubblica nazionale.
Leggendo il recente rapporto Ispra, mi è venuto da pensare proprio questo: l'ambiente che ci circonda è alla fine il barometro dei nostri rapporti con la dimensione "pubblica", del "non mio, ma di tutti". I dati sconfortanti che emergono da questo rapporto sembrano infatti lanciare una pesante accusa in primo luogo nei confronti della politica (nazionale e locale) che ancora non dispone di un'adeguata alfabetizzazione su queste tematiche e che non comprende la crucialità etica, sociale, sanitaria ed economica della dimensione eco-ambientale.
Il rapporto può essere visualizzato qui.
Il comunicato stampa può essere visualizzato qui.
Personalmente interpreto la distruzione sistematica degli ecosistemi italiani come elemento che, come un'ombra minacciosa, accompagna la distruzione sistematica dei sistemi etici e sociali nazionali di cui siamo, in entrambi i casi, tutti responsabili.
L'indifferenza e la disinformazione sono un'arma potentissima nelle mani dei palazzinari e degli speculatori perchè una volta cancellato l'ambiente come bene pubblico tenteranno di venderci il silenzio, l'aria pulita, i boschi, le aree verdi o i paesaggi come un "prodotto da supermercato" trasformandoci in "consumatori-utenti-clienti di beni ambientali": del resto hanno già iniziato con l'acqua pubblica...
Si può essere più imbecilli di così?
In questa farsa a pagare il conto è la società nel suo complesso sotto forma di assenza di politiche per lo sviluppo, proposte di rinnovamento economico e sociale, rilancio dello spirito di iniziativa magari legato all'innovazione e nuove traiettorie di sviluppo sociale ed economico. L'unica idea è stata quella degli incentivi al consumo. Si tratta di risorse destinate a stimolare il consumo di prodotti concettualmente vecchi, non a stimolare l'emersione del nuovo.
Insomma, come al solito in Italia, la filosofia dominante è "arrangiatevi" e "ognuno faccia quello che crede e come crede": e a sopportare il carico maggiore di questa indifferenza è appunto l'ambiente italiano.
Senza considerazione, investimenti, lasciato in balia del primo che capita (speculatori, amministratori incompetenti o peggio, comunità sradicate senza legami con i territori dove poggiano i piedi), l'ambiente diventa la vittima sacrificale del "chissenefrega" generale e sintomo dell'erosione etica e della sfera pubblica nazionale.
Leggendo il recente rapporto Ispra, mi è venuto da pensare proprio questo: l'ambiente che ci circonda è alla fine il barometro dei nostri rapporti con la dimensione "pubblica", del "non mio, ma di tutti". I dati sconfortanti che emergono da questo rapporto sembrano infatti lanciare una pesante accusa in primo luogo nei confronti della politica (nazionale e locale) che ancora non dispone di un'adeguata alfabetizzazione su queste tematiche e che non comprende la crucialità etica, sociale, sanitaria ed economica della dimensione eco-ambientale.
Il rapporto può essere visualizzato qui.
Il comunicato stampa può essere visualizzato qui.
Personalmente interpreto la distruzione sistematica degli ecosistemi italiani come elemento che, come un'ombra minacciosa, accompagna la distruzione sistematica dei sistemi etici e sociali nazionali di cui siamo, in entrambi i casi, tutti responsabili.
L'indifferenza e la disinformazione sono un'arma potentissima nelle mani dei palazzinari e degli speculatori perchè una volta cancellato l'ambiente come bene pubblico tenteranno di venderci il silenzio, l'aria pulita, i boschi, le aree verdi o i paesaggi come un "prodotto da supermercato" trasformandoci in "consumatori-utenti-clienti di beni ambientali": del resto hanno già iniziato con l'acqua pubblica...
Si può essere più imbecilli di così?
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