In questi giorni, durante i quali emerge da un lato l'ondata di inquinamento etico che sta investendo importanti componenti dell'imprenditorialità e della politica nazionale e dall'altro il susseguirsi di frane, smottamenti, valanghe di fango e distruzione di ecosistemi che travolgono ampie zone del nostro povero Paese, la pubblicazione del rapporto sullo stato dell'ambiente italiano di Legambiente capita proprio a fagiolo.
Per i contenuti del rapporto rimando all'esaustivo comunicato stampa di Legambiente.
Mi ritaglio giusto due righe per alcune brevissime considerazioni: credere che degrado ambientale e degrado etico siano due questioni separate e distinte è un pericolosissimo errore. Una classe politica irresponsabile e degli imprenditori senza scrupoli che hanno entrambi come unico obiettivo la massimizzazione dei profitti e la lottizzazione di ogni forma di potere e di gestione non potranno fare altro che guardare all'ambiente come un impiccio o come un ricettacolo ove scaricare le cosiddette "esternalità".
Noi tutti poi siamo vincolati all'ambiente dove viviamo nei confronti del quale spesso non sentiamo alcun senso di responsabilità e di appartenenza: l'ambiente (aria, acqua, suolo, ecosistemi, ecc...) è sempre una terra di nessuno... Predomina in generale nell'opinione pubblica il solo concetto di "proprietà privata" che, per le sue caratteristiche, non include e non può includere l'ambiente. Si ragiona solo in termini di "proprietà privata": non esiste più l'idea di un ambito pubblico, interesse pubblico, bene comune, spazio collettivo, ecc... Finendo quindi fuori dal recinto della proprietà privata, l'ambiente non è più affare di nessuno.
L'ambiente tuttavia non è un sistema passivo che subisce le ferite che gli vengono inflitte, ma rappresenta una rete di variabili che cercano sempre un loro equilibrio. Nel caso ad esempio della speculazione edilizia selvaggia o dell'abusivismo senza limiti si vede chiaramente come il territorio reagisca cercando di riportare ordine laddove l'anarchia del principio "ognuno fa quello che gli pare" apporta caos. In breve dove non arrivano le ruspe a demolire gli abusi, prima o poi arriveranno le frane a fare giustizia...
Per i contenuti del rapporto rimando all'esaustivo comunicato stampa di Legambiente.
Mi ritaglio giusto due righe per alcune brevissime considerazioni: credere che degrado ambientale e degrado etico siano due questioni separate e distinte è un pericolosissimo errore. Una classe politica irresponsabile e degli imprenditori senza scrupoli che hanno entrambi come unico obiettivo la massimizzazione dei profitti e la lottizzazione di ogni forma di potere e di gestione non potranno fare altro che guardare all'ambiente come un impiccio o come un ricettacolo ove scaricare le cosiddette "esternalità".
Noi tutti poi siamo vincolati all'ambiente dove viviamo nei confronti del quale spesso non sentiamo alcun senso di responsabilità e di appartenenza: l'ambiente (aria, acqua, suolo, ecosistemi, ecc...) è sempre una terra di nessuno... Predomina in generale nell'opinione pubblica il solo concetto di "proprietà privata" che, per le sue caratteristiche, non include e non può includere l'ambiente. Si ragiona solo in termini di "proprietà privata": non esiste più l'idea di un ambito pubblico, interesse pubblico, bene comune, spazio collettivo, ecc... Finendo quindi fuori dal recinto della proprietà privata, l'ambiente non è più affare di nessuno.
L'ambiente tuttavia non è un sistema passivo che subisce le ferite che gli vengono inflitte, ma rappresenta una rete di variabili che cercano sempre un loro equilibrio. Nel caso ad esempio della speculazione edilizia selvaggia o dell'abusivismo senza limiti si vede chiaramente come il territorio reagisca cercando di riportare ordine laddove l'anarchia del principio "ognuno fa quello che gli pare" apporta caos. In breve dove non arrivano le ruspe a demolire gli abusi, prima o poi arriveranno le frane a fare giustizia...
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