lunedì 8 febbraio 2010

I test per gli immigrati

La proposta di imporre agli immigrati un test sulla lingua italiana e sulla conoscenza della Costituzione mi spinge a fare qualche riflessione. La proposta infatti potrebbe essere presa in una qualche considerazione ad una condizione: che gli stessi test vengano effettuati anche per i cittadini italiani.

L'applicazione di questi test, sono certo, darebbe dei risultati molto interessanti.

Personalmente ho fatto una piccola indagine. Nel paese in cui vivo credo che circa l'80% della popolazione locale parla un italiano approssimativo: di questi circa un 30% parla in una lingua per me quasi incomprensibile spacciata per dialetto. Passando all'italiano scritto, molto frequenti sono gli errori sulla grammatica più elementare come ad esempio per l'uso delle"h", apostrofi nei luoghi più disparati, difficoltà gravi a mettere per iscritto anche i concetti più semplici. La maggior parte della popolazione adulta non legge un libro da anni, molti non hanno vergogna di dire che non hanno mai letto un libro ("non ho tempo!"), qualcuno sostiene addirittura che "l'omo con un libro in mano è un cojone!" per sottolineare (traduco il concetto) il fatto che la cultura oggi è un disvalore.

Molte persone non seguono i telegiornali perchè i servizi di politica risultano incomprensibili (sia per il linguaggio che per i temi trattati) e poi perchè ci sono solo "li morti ammazzati": unica attrattiva della TV sono le fiction (possibilmente su santi, preti e bravi nonnetti) e gli show "co' le ballerine col culo e le zinne de fori".

Su queste premesse, la conoscenza della Costituzione Italiana diventa pura fantascienza: molti ne hanno sentito parlare, ma non sanno precisamente cosa sia ("è 'na legge"), altri pensano che nella Costituzione ci sia scritto di tutto ("non si può parcheggiare in divieto di sosta! C'è scritto nella Costituzione!"). I poteri e le istituzioni dello Stato sono visti con grandissima confusione: Presidente della Repubblica e Presidente del Consiglio dei Ministri sono più o meno lo stesso, il Parlamento è un qualcosa di estremamente generico ("ci sono due rami? che rami?"), e via discorrendo.

Non si creda che gli amministratori locali ne sappiano tanto di più. Un Sindaco di un piccolo paese dei dintorni mi ha detto un giorno che le regioni italiane erano un'ottantina. Spesso negli atti dei piccoli Comuni si trovano gravi errori di italiano (ad esempio: proggetto, delibbera, ecc...).

Magari altrove le cose vanno meglio e non si può di certo generalizzare. Certo è che il quadro non è proprio esaltante: anche quando alcuni hanno intervistato i nostri parlamentari spesso costoro sono usciti con le ossa rotte in italiano e cultura generale.

Detto per inciso, voglio citare un aneddoto. Periodicamente mi viene a trovare a casa un venditore ambulante (un cosiddetto vucumprà) da cui ogni volta acquisto piccoli oggettini di uso quotidiano. Ebbene questo signore di origine nigeriana è un ingegnere, parla un ottimo italiano ed è tifoso sfegatato della Lazio (spesso abbiamo delle discussioni accesissime visto che sono romanista): riesco spesso a fare una conversazione più chiara con lui che con gran parte dei compaesani dalle cui bocche escono solo dei grugniti incomprensibili di cui capisco solo delle inutili bestemmie che costellano il loro eloquio.

Qui non si tratta di snobismo culturale, ma prima di imporre ridicoli test ad altri bisognerebbe avere la coscienza pulita. Del resto vorrei ricordare ai miei cari connazionali quanto diceva il polemista romano Giovenale (autore delle famose Satire che ovviamente tutti conoscono...). Ebbene egli si lagnava del gran numero di persone (in gran parte schiavi e poi liberti) che giungevano a Roma ed in Italia che per il loro numero enorme soverchiavano gli stessi romani: erano ballerini, parrucchieri, cuochi, attori, sguatteri, camerieri, cantanti, medici, maghi, ecc... Giovenale si lamentava dell'ipocrisia, il cinismo, la falsità ed il servilismo di queste persone che ormai occupavano tutto, impegnate, una volta diventati liberti, ad accaparrare denaro, ad ingannare, a spergiurare, ad adorare statuette e a rubare.

Li avete riconosciuti? Questa fiumana di ruffiani, arrivata in Italia in catene con le navi da tutto il mondo allora conosciuto insieme alle olive, il frumento o il vino come diceva Giovenale, altro non è che l'origine degli antenati di tanti italiani.

Teniamo bene a mente questo prima di dare lezioni di superiorità razziale ad altri...

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