Recentemente ho avuto modo di fare due chiacchiere con due ragazzi sui problemi della sostenibilità, di distorsioni dell'economia della crescita senza freni e senza limiti, di energie rinnovabili e dell'impraticabilità del modello di sviluppo fondato sullo sfruttamento dei combustibili fossili, di ineguaglianza crescente fra componenti della società e fra gli Stati nel mondo, ecc...
Alla fine siamo tutti d'accordo, ma il discorso finisce sempre sulla medesima questione: tanto noi non possiamo farci niente, non contiamo nulla!
Sicuramente è vero che non contiamo nulla, soprattutto all'interno di una società clientelare, piramidale e feudale come quella italiana. Tuttavia, come ha chiaramente illustrato tempo addietro Hannah Arendt nel suo celeberrimo "La Banalità del Male" o più recentemente ad esempio Z. Bauman in "Consumo, quindi sono" (invito caldamente a leggere entrambi i libri), spesso a monte di complesse condizioni di perversioni sociali e collettive si colloca una catena fatta di una moltitudine di comportamenti individuali che sono, se presi isolatamente, non significativi, ma se inseriti appunto all'interno di una lunga catena possono produrre effetti devastanti. Questi effetti sono resi devastanti perchè connotati da irresponsabilità collettiva causata da una dispersione della responsabilità personale: gli effetti del nostro comportamento vengono quindi percepiti come distanti in senso fisico, spaziale, temporale e psicologico.
Se quindi la sensazione di essere su un treno che corre a folle velocità senza guida su un binario morto (e tutti i passeggeri sanno che si schianterà alla fine, ma pensano di non poter fare nulla per fermarlo) dipende da questa lunga catena di comportamenti individuali, allora, visto che la politica discute senza mai mettere mano realmente e seriamente a questi problemi visti gli interessi economici in gioco, dobbiamo lavorare su questi nostri comportamenti (e sottolineo nostri).
Un esempio virtuoso di "possiamo fare qualcosa" è quello di limitare decisamente il nostro uso delle buste di plastica che hanno un impatto ambientale enorme. Tutti i giorni tutti le usiamo senza pensarci ed invece è possibile farne decisamente a meno senza problemi.
Il 12 settembre 2009 si celebrerà la prima giornata internazionale senza sacchetto in plastica. Approfittiamo quindi per dare un segno di esistenza in vita e per non dire ancora: mai io tanto che ci posso fare?
Per approfondimenti si può consultare questo link di Terranauta
Altri link utili:
Plastic bag free day
Green (living) Review
Marine Conservation Society
Alla fine siamo tutti d'accordo, ma il discorso finisce sempre sulla medesima questione: tanto noi non possiamo farci niente, non contiamo nulla!
Sicuramente è vero che non contiamo nulla, soprattutto all'interno di una società clientelare, piramidale e feudale come quella italiana. Tuttavia, come ha chiaramente illustrato tempo addietro Hannah Arendt nel suo celeberrimo "La Banalità del Male" o più recentemente ad esempio Z. Bauman in "Consumo, quindi sono" (invito caldamente a leggere entrambi i libri), spesso a monte di complesse condizioni di perversioni sociali e collettive si colloca una catena fatta di una moltitudine di comportamenti individuali che sono, se presi isolatamente, non significativi, ma se inseriti appunto all'interno di una lunga catena possono produrre effetti devastanti. Questi effetti sono resi devastanti perchè connotati da irresponsabilità collettiva causata da una dispersione della responsabilità personale: gli effetti del nostro comportamento vengono quindi percepiti come distanti in senso fisico, spaziale, temporale e psicologico.
Se quindi la sensazione di essere su un treno che corre a folle velocità senza guida su un binario morto (e tutti i passeggeri sanno che si schianterà alla fine, ma pensano di non poter fare nulla per fermarlo) dipende da questa lunga catena di comportamenti individuali, allora, visto che la politica discute senza mai mettere mano realmente e seriamente a questi problemi visti gli interessi economici in gioco, dobbiamo lavorare su questi nostri comportamenti (e sottolineo nostri).
Un esempio virtuoso di "possiamo fare qualcosa" è quello di limitare decisamente il nostro uso delle buste di plastica che hanno un impatto ambientale enorme. Tutti i giorni tutti le usiamo senza pensarci ed invece è possibile farne decisamente a meno senza problemi.
Il 12 settembre 2009 si celebrerà la prima giornata internazionale senza sacchetto in plastica. Approfittiamo quindi per dare un segno di esistenza in vita e per non dire ancora: mai io tanto che ci posso fare?
Per approfondimenti si può consultare questo link di Terranauta
Altri link utili:
Plastic bag free day
Green (living) Review
Marine Conservation Society
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