Ogni giorno sentiamo notizie allarmanti circa le implicazioni della crisi economica e della recessione sia per l'Italia che a livello internazionale. Eppure il peso di questa crisi non è distribuito in modo uniforme attraverso le varie componenti della società. Dopo anni durante i quali ampie fette dell'imprenditorialità e del mondo finanziario nazionale ed internazionale hanno rastrellato notevoli profitti senza investire un soldo in innovazione e sviluppo competitivo, finito il periodo delle vacche grasse, adesso si tirano i remi in barca (anzi nello yacht per essere più precisi). Mi viene in mente il caso dell'industria automobilistica americana: bisognerebbe andare a rivedere il celebre film di Michael Moore "Roger & Me" per capire come si è proceduto fino ad oggi.
Come si vede chiaramente in questo film. il peso della crisi e della recessione viene di fatto scaricato sulle spalle delle componenti più deboli della società. La nostra esperienza quotidiana ci indica che per alcune categorie sociali la vita quotidiana è diventata difficilissima mentre per altri le cose devono andare ben diversamente. Il tutto è confermato dal numero sempre maggiore di auto di lusso e di SUV in circolazione: ciò dimostra in pratica che da una parte ci sono quelle categorie che possono approfittare della crisi e della recessione agendo sulla leva dei prezzi (ed acquistare auto e beni di lusso), mentre altri, non avendo alcuno strumento di tutela, non riescono a pagare l'affitto di casa o il pane.
La componente-vittima del sistema è il lavoro dipendente che subisce gli aumenti inguistificati dei prezzi dei prodotti alimentari e che subisce gli effetti della demolizione e politicizzazione dello stato sociale (scuola, università, sanità, servizi pubblici, ecc...). In questo settore si concentra la scure dei licenziamenti e della continua riduzione del potere d'acquisto.
Di fronte ai precari o ai tanti lavoratori licenziati o a rischio di licenziamento appare veramente insopportabile l'immagine della crescente evasione fiscale, nei confronti della quale si interviene in modo nullo o minimo; è altrettanto insopportabile assistere alle lezioni dei politici che impongono sacrifici agli altri senza imporli a loro stessi...
L'unico rimedio contro la crisi e la recessione è una politica economica fondata sulla "giustizia" e sull'equità: ci si accanisce contro le fasce della società politicamente meno protette invece di cominciare ad intaccare gli interessi ossificati. La crisi e gli aumenti nei prezzi non rappresentano di certo un problema per le categorie più benestanti, ma sono un dramma per chi dispone di redditi medi o bassi. Il problema è che il peso politico di queste categorie sociali è oggi pressochè nullo...
Il nodo principale di questa recessione non è tanto quello collegato alle tematiche economiche di per sè: il nodo principale consiste nell'ingiustizia ovvero nell'iniqua distribuzione degli effetti di questa crisi.
In sostanza serve una politica economica che distribuisca in modo equo il peso della crisi e della recessione; questo vuole dire far pagare finalmente le tasse a chi non le paga e non le ha mai pagate e far pagare di più a chi consuma di più con un carico fiscale maggiore per i redditi più alti ed alleggerire la pressione fiscale per le fasce più deboli.
La nostra classe politica è però troppo lontana dai problemi quotidiani di una famiglia o dei pensionati per poter capire tutto questo...
Come si vede chiaramente in questo film. il peso della crisi e della recessione viene di fatto scaricato sulle spalle delle componenti più deboli della società. La nostra esperienza quotidiana ci indica che per alcune categorie sociali la vita quotidiana è diventata difficilissima mentre per altri le cose devono andare ben diversamente. Il tutto è confermato dal numero sempre maggiore di auto di lusso e di SUV in circolazione: ciò dimostra in pratica che da una parte ci sono quelle categorie che possono approfittare della crisi e della recessione agendo sulla leva dei prezzi (ed acquistare auto e beni di lusso), mentre altri, non avendo alcuno strumento di tutela, non riescono a pagare l'affitto di casa o il pane.
La componente-vittima del sistema è il lavoro dipendente che subisce gli aumenti inguistificati dei prezzi dei prodotti alimentari e che subisce gli effetti della demolizione e politicizzazione dello stato sociale (scuola, università, sanità, servizi pubblici, ecc...). In questo settore si concentra la scure dei licenziamenti e della continua riduzione del potere d'acquisto.
Di fronte ai precari o ai tanti lavoratori licenziati o a rischio di licenziamento appare veramente insopportabile l'immagine della crescente evasione fiscale, nei confronti della quale si interviene in modo nullo o minimo; è altrettanto insopportabile assistere alle lezioni dei politici che impongono sacrifici agli altri senza imporli a loro stessi...
L'unico rimedio contro la crisi e la recessione è una politica economica fondata sulla "giustizia" e sull'equità: ci si accanisce contro le fasce della società politicamente meno protette invece di cominciare ad intaccare gli interessi ossificati. La crisi e gli aumenti nei prezzi non rappresentano di certo un problema per le categorie più benestanti, ma sono un dramma per chi dispone di redditi medi o bassi. Il problema è che il peso politico di queste categorie sociali è oggi pressochè nullo...
Il nodo principale di questa recessione non è tanto quello collegato alle tematiche economiche di per sè: il nodo principale consiste nell'ingiustizia ovvero nell'iniqua distribuzione degli effetti di questa crisi.
In sostanza serve una politica economica che distribuisca in modo equo il peso della crisi e della recessione; questo vuole dire far pagare finalmente le tasse a chi non le paga e non le ha mai pagate e far pagare di più a chi consuma di più con un carico fiscale maggiore per i redditi più alti ed alleggerire la pressione fiscale per le fasce più deboli.
La nostra classe politica è però troppo lontana dai problemi quotidiani di una famiglia o dei pensionati per poter capire tutto questo...
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