Non si può competere
con la stupidità. La si può combattere, contrastare, prevenire ma non è
possibile scendere al suo livello e pensare di farla franca. Non si può
ragionare dialetticamente con la stupidità perché non ci si spiega e per farsi
capire dagli stupidi bisogna sragionare e parlare come loro. La dialettica è un
lusso possibile solo con chi è in grado di articolare un pensiero proprio,
critico.
La stupidità si fonda
sulla riduzione, sulla banalizzazione e non sulla semplicità. Ciò che è
semplice non è stupido: ciò che riduce tutto a bianco/nero, buono/cattivo,
noi/loro ecc… è tendenzialmente stupido. La stupidità non fa differenze ma
discrimina, pesca nel mucchio a casaccio, non ha dubbi, non conosce critica. L’intelligenza
è fatta di sfumature, di dettagli.
La stupidità è veloce perché
non necessita di sforzo intellettivo per articolarla. Non si studia per esser
stupidi: si apre la bocca e gli si dà fiato. Il pensiero stupido è immediato e
non implica introspezione mentre un pensiero intelligente, anche una buona
intuizione, richiede tempo, preparazione, applicazione, impegno e sacrificio. E' un lavoro lungo e faticoso.
Per questo la
competizione fra intelligenza e stupidità vedrà la prima sempre soccombere perché
la stupidità è l’opzione più facile e meno impegnativa. La stupidità oggi è un
plusvalore proprio per la sua gioiosa immediatezza, per la sua facilità di
utilizzo: la stupidità è rassicurante, è smart,
è user-friendly.
A questo dovrebbe servire avere uno straccio di cultura: fondamentalmente almeno a essere (o perlomeno a sembrare) meno stupidi.
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