Ho letto su una rivista che in Italia ci sarebbero almeno 15000 borghi abbandonati e semi-abbandonati. Spesso sono borghi antichi che, pur non facendo parte del patrimonio storico italiano di grande pregio, detengono tuttavia un valore storico importante, spesso fatto di testimonianza di vita contadina di un tempo sotto molteplici profili (architettonico, culturale, sociale, agricolo, religioso, ecc...). E' il cosiddetto patrimonio "minore".
Considerato il periodo di grande crisi che il nostro Paese sta oggi affrontando, ho l'impressione che questo patrimonio potrebbe essere molto valorizzato, impiegato per attività culturali e turistiche, nuove iniziative artigianali, alimentari e agricole sostenibili per la creazione di nuova occupazione soprattutto giovanile.
L'isolamento di un tempo, che ha rappresentato un grave handicap per questi borghi, oggi è superabile dalla rete. Si può pensare ad attività innovative senza bisogno di finire necessariamente dentro un capannone industriale.
Ho l'impressione che la vita nelle città sia sempre più difficile sia sotto il profilo lavorativo che, più in generale, della qualità della vita: questi borghi allora rappresentano un importante potenziale di sviluppo. E' proprio dal recupero del patrimonio rurale che è possibile immaginare delle opportunità di sviluppo piuttosto che pensare di cementificare il territorio. Gli amministratori locali dovrebbero cominciare a riflettere sul bacino di risorse territoriali a loro disposizione cercando di non distruggerlo con una politica miope, di corto respiro, fatta di cantieri e villettopoli.
Un esempio molto interessante è fornito dai progetti di restauro della Sextantio il cui sito è visualizzabile qui.
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