Più passa il tempo, più mi convinco che in Italia esiste una diffusa, profonda e condivisa avversione per la cultura in generale. Questo lo dico non solo pensando al bassissimo numero di persone che leggono dei libri, che frequentano i luoghi dell'arte o vanno al cinema per vedere film decenti. ma anche e soprattutto per il totale discredito che gode la cultura ed i centri che generano e diffondono cultura,
Penso primariamente alla scuola, all'università e alla ricerca che nella migliore delle ipotesi sono considerate cose superflue: e questa idea non è solo insita nella mente (sic!) dei politici, ma anche della gente comune. Se da una parte questa stessa gente comune protesta perchè le scuole crollano o perchè non c'è la carta igienica nei cessi, contemporaneamente, in modo più o meno tacito, considerano la scuola o la formazione culturale personale come un'immane perdita di tempo. Una società che si fonda sulle scorciatotie, sul sotterfugio o l'inganno che considerazione può avere della scuola o della cultura? Nessuna. Assolutamente nessuna.
E che dire dell'università che, anche a causa di una aberrante selezione avversa, è finalizzata a produrre benefici per pochi feudatari e leccapiedi condannandosi così all'autodistruzione?
Subiamo quindi una feroce Kulturkampf al contrario. Nella terra dove è conservata una consistente fetta della cultura mondiale, ci si ingegna ogni giorno per denigrare la cultura. Chiunque cerca di sfuggire a questa spriale distruttrice è segnato: la cultura in Italia non è un segno di distinzione positiva (da invidiare), ma suscita dileggio e rabbia.
La politica, che è totalmente in mano a degli zotici ignoranti e presuntuosi, alimenta questa condizione per autoalimentarsi. Altro che governo dei professori! Il "sapere" non è un fatto "tecnico", ma esistenziale.
Invece proprio dalla cultura si potrebbe ricominciare a crescere, e non solo in senso economico...
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