Un lettore di questo blog ha postato un commento al mio post precedente (vedere sotto). Questo suo commento mia ha spinto a riflettere su alcuni punti che poi, sinteticamente, si ritrovano nella mia risposta.
Quasi casualmente, mi è capitato di leggere un articolo di Roberto Saviano, pubblicata da L'Espresso, che affronta un tema molto caldo (ed in qualche modo connesso alle mie precedenti riflessioni) ovvero quello della emigrazione di tanti italiani sia da una regione all'altra sia verso l'estero.
L'articolo in questione può essere letto tramite questo link.
Ovviamente condivido in pieno le riflessioni di Saviano. Vi sono però due aspetti che vorrei sottolineare.
Il primo è che questo problema della fuga di tanti e tante giovani (e meno giovani) passa sostanzialmente sotto silenzio da parte della politica italiana. I dati sono sconfortanti e meriterebbero una seria riflessione. Essi sono però una pesante bacchettata sulle dita nei confronti della politica italiana: sono la manifestazione più pesante di una forma severa di dissenso. E la nostra classe politica e dirigente non può ammettere un simile smacco. Di questo dramma (perchè di dramma si tratta) è meglio parlare poco o per niente. E comunque bisogna sempre minimizzare la faccenda.
Invece bisognerebbe scrivere a caratteri cubitali: C'E' UN FIUME DI GENTE CHE FUGGE DA QUESTO PAESE PER CERCARE DELLE CONDIZIONI DI VITA DIGNITOSE CHE IN ITALIA NON RIESCE A TROVARE! E QUESTO FIUME SI INGROSSA DI ANNO IN ANNO!
Il secondo aspetto che vorrei puntualizzare è che le motivazioni di questa fuga non sono solo economiche o professionali. E' certamente vero che si cerca all'estero un lavoro ed una professione all'altezza delle proprie aspettative. Spesso però molte persone si accontentano anche di lavori più modesti rispetto alla propria formazione. Questo perchè mentre in Italia non c'è possibilità di progredire in nessun modo (nella migliore delle ipotesi in cui si riesca a fare qualcosa ovviamente) a meno di non avere appoggi o entrature di qualche tipo, altrove c'è la speranza che qualcuno ti possa notare ed apprezzare per quello che sei, non per chi conosci. All'estero in qualche modo ce la si può fare, qui è impossibile...
Ma non è questo il punto.
Sono dell'idea che molte persone abbandonino l'Italia non solo per motivi economici e professionali, ma anche perchè in Italia si vive male in un senso molto più ampio; non solo per questioni "materiali" ma anche per quelle "immateriali". C'è anche il disgusto per questa corruzione profonda, per questa inettitudine assurta a forma di governo, questa gestione della cosa pubblica indecente, la criminalità (organizzata e disorganizzata) e la sopraffazione dilagante, questo prevalere sistematico degli interessi di pochi a danno di molti (vedere il caso delle banche: la fanno sempre franca tutti...), l'arretratezza culturale che diventa etica pubblica (ad esempio l'ingerenza continua ed ottusa della Chiesa in tante questioni spiccatamente "laiche"), la burocrazia che soffoca ogni cosa, tutto è complicato, difficile, farraginoso, e via discorrendo.
Molte persone cercano condizioni di vita decenti nel senso più profondo del termine. L'Italia è ferma al Concilio di Trento: magari si può anche accettare un lavoro umile all'estero anche se si posseggono tre lauree, ma almeno si può vivere al passo con i tempi del resto del mondo civile...
Nessun commento:
Posta un commento