Gran parte delle città italiane sono luoghi orribili al limite dell'invivibilità. Città grandi, metropoli, cittadine di provincia soffrono tutte, chi più chi meno, degli stessi problemi.
I centri storici sono impraticabili, soffocati dalle auto, privi, giorno dopo giorno, di negozi e servizi: chi può fugge da questi centri (che non furono di certo progettati ed immaginati in passato per essere strangolati da caos, smog e automobili. Ormai i centri storici sono connotati da edifici mezzi vuoti, pericolanti e malmessi dopo spesso trovano casa gli stranieri.
Le periferie poi! Non ne parliamo. Le ex periferie degli anni '60 e '70 con i loro giganteschi casermoni erano il simbolo della modernità distorta italiana di quell'epoca. Oggi sono il triste ricordo di un passato che non esiste più, ma stanno a testimoniare gli anni delle lottizzazioni selvagge, delle cementificazioni forsennate, della speculazione edilizia più becera. Palazzi attaccati l'uno all'altro con le strade ricavate nei rimasugli di spazio fra un casermone e l'altro. Niente verde, niente servizi, niente strade, niente parcheggi: niente di niente perchè tutto questo toglieva margini allo sfruttamento selvaggio del territorio.
Peggio che mai le nuove periferie venute su senza criterio come e peggio rispetto alle ex periferie del boom economico. Sono i classici non-luoghi frutto anch'essi della speculazione fatta sulla pelle dei cittadini, delle famiglie, degli anziani e dei bambini.
L'invivibilità delle nostre aree urbane è un'emergenza che va di pari passo con il degrado del territorio che si sfalda sotto i nostri piedi ogni volta che piove. I due fenomeni sono paralleli ed interdipendenti.
L'Italia urbana è uno scempio più simile al Medioriente che a qualsiasi paese europeo decente. sono città sviluppatesi senza una pianificazione, senza un progetto, senza un'idea: impossibile immaginare un concetto di qualità della vita o vita decente in spazi dove l'unica cosa che contava (e che conta tuttora) è la possibilità di spremere denaro dalle aree fabbricabili e da quelle non fabbricabili (che rapidamente diventano fabbricabili). Anche in questo dimostriamo di essere il Terzo Mondo d'Europa (con tutto il rispetto per il Terzo Mondo)
Niente verde, niente strade, niente marciapiedi, niente piste ciclabili. Intere fette di paesaggio distrutte. Aree archeologiche devastate. Le opere di urbanizzazione realizzate con la minima spesa (sottodimensionare le fogne è un classico) per aumentare i profitti.
I palazzinari, gli speculatori di ogni sorta hanno avuto come complici amministratori locali, uffici tecnici e politici che hanno piegato agli interessi di pochi la vita di molti, di intere collettività. Le nostre città sono quindi la materializzazione del sistema corrotto e distorto in cui viviamo: sono la visualizzazione tridimensionale del degrado etico che va di pari passo con il degrado urbano e territoriale.
Non so se le proteste di questi giorni siano strumentalizzate o meno. Certo è che nelle città italiane si vive male: veramente male. L'unica soluzione sarebbe demolire tutto e ricostruire daccapo. Ma in Italia non si demolisce mai niente: troppo complicato, troppi interessi. Eppure si potrebbe sviluppare un'economia del risanamento del territorio anche da un punto di vista residenziale. E i soldi per restiuire un po' di decenza agli spazi in cui vivamo e lavoriamo (chi può lavorare ovvio...) dovrebbero cacciarli quelli ceh si sono arricchiti (e si stanno arricchendo) devastando il territorio: politici compresi.
Ma non c'è niente da fare: sono certo che si continuerà così sovrapponendo il peggio al peggio che c'era prima.
Torno a dire che non si può vivere così: ma qual'è l'alternativa?
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