L'emergenza principale che oggi bisogna urgentemente affrontare è quella legata alla creazione di lavoro e di opportunità di fare impresa. La burocrazia, l'inefficienza della macchina amministrativa, il clientelismo, la politica corrotta sono un freno a mano costantemente tirato che impediscono materialmente ogni possibilità di rimettere in piedi le economie locali. Una classe politica nazionale inefficiente in cui molto elevato è il livello di corruzione assorbe e devia enormi risorse che potrebbero essere impiegate per oliare i meccanismi dello sviluppo locale inceppatisi per miopia, incapacità e dolo. Lo stesso recupero del territorio, la valorizzazione delle risorse locali, la promozione del patrimonio culturale potrebbero agire come volano per lo sviluppo di molte aree: quello che si nota invece è una condizione di stallo, di immobilità assoluta, di inerzia.
E' necessario che le comunità locali creino dei sistemi locali virtuosi basati su una mentalità collaborativa: oggi invece è fortissima la spinta alla competizione, al conflitto, al particolarismo. Non si può più aspettare un aiuto dall'alto che non potrà mai arrivare: nè l'Europa, nè il cosiddetto Stato hanno come priorità il miglioramento della qualità della vita delle comunità. Questo è un obiettivo troppo ovvio, troppo semplice: che oltretutto non paga in termini politici visto che una comunità di cittadini non conta "partiticamente" nulla. Banche, assicurazioni, interessi di partito, carriere politiche: questo è il loro obiettivo.
Bisogna costruire un'economia locale oltre lo spread, i titoli, i futures, i bond, i tavoli di concertazione, le intese programmatiche, gli equilibri fra correnti; lasciamoli perdere...
Dobbiamo però cambiare mentalità: e, almeno per la mia esperienza personale, è qui che nascono i maggiori problemi. Ognuno cerca di conquistare vantaggi per sè danneggiando gli altri e il contesto in cui si trova. Non si riesce ancora a comprendere che è possibile generare vantaggi per sè collaborando con gli altri e creando vantaggi per gli altri. Oltretutto la competizione, la sfiducia ed il conflitto presentano costi enormi per gli individui, le famiglie e le comunità, ma sono un bel business per le banche, le assicurazioni, i manager, i politici da due soldi.
Finchè non scatta questo piccolo, ma gigantesco cambiamento non potremo mai costruire un futuro dignitoso per noi stessi e per le nostre comunità. Anzi continueremo ad essere facili prede per i banchieri e i finanzieri, i manager, i "professori" di turno, gli sciacalli dei partiti, i venditori di spazzole alla TV...
Finchè non scatta questo piccolo, ma gigantesco cambiamento non potremo mai costruire un futuro dignitoso per noi stessi e per le nostre comunità. Anzi continueremo ad essere facili prede per i banchieri e i finanzieri, i manager, i "professori" di turno, gli sciacalli dei partiti, i venditori di spazzole alla TV...
Ho trovato questo interessante sito dove ho notato molte idee e proposte positive: il REconomy Project. Come cominciare nelle nostre comunità? Come passare della buona idea ad un progetto reale concretamente fattibile che non si scontri con un muro di cemento armato di opposizione e di ottusità? Perchè all'estero si organizzano e qui non si riesce a fare nulla? Sono forse io troppo pessimista?
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