mercoledì 9 novembre 2016

Rancore

Che ci piaccia o no, stiamo andando incontro ad un'epoca fondata sul rancore e sul risentimento. Dopo la Brexit (che nessuno credeva possibile) l'elezione di Trump (che parimenti fino a ieri nessuno credeva possibile ed ora i furbetti dell'opinione "take away" avvallano con la retorica cretina dell' "Io però l'avevo detto") conferma chiaramente questo trend che potrebbe poi anche allargarsi ad altri contesti. 

La delusione di sempre maggiori strati della società, l'insoddisfazione generale, l'incapacità e la non volontà di affrontare realmente i problemi sono alla base di quella gran voglia di rivincita che ribolle nella cosiddetta "gente comune". Si tratta di un'umanità che nelle società occidentali viene considerata "docile e mansueta" per default: ma non è così. Il fallimento del progetto politico europeo, l'aver privilegiato banchieri e finanzieri da strapazzo a danno dei risparmitori, l'incapacità di gestire il drammatico fenomeno dell'immigrazione, l'incapacità di governare i processi di trasformazione economica che lasciati a loro stessi hanno generato una disoccupazione spaventosa (soprattutto fra le nuove generazioni), rappresentano un brodo di coltura e cultura per fenomeni di rabbia, risentimento e rancore diffuso. Poi, chiunque abbia la capacità di farsi "amplificatore" di tutto questo, anche magari la figura più improbabile, non fa altro che sfondare una porta aperta. Qualunque cosa pur di fare un dispetto a questa parodia della politica. 

La gente è stufa, è stanca di sopportare tutto e di farlo in silenzio: sa che è inutile protestare o scendere in piazza. L'unica cosa che è rimasta è fare il contrario di quello che chiede e pretende un establishment che non vuole e/o non sa fare niente. Ed è nel fallimento ed incapacità di questa parodia della politica che si cela il motivo del successo di queste reazioni rancorose e rabbiose.

Anche in Italia ci si dovrebbe preoccupare di tutto questo: esiste infatti un malessere diffuso ancora fondamentalmente non canalizzato, immaturo, sommerso. Dovremmo fare tesoro dell'esperienza che questa sfortunata terra italica ha maturato all'inizio del XX secolo quando con grande facilità e grande consenso è nato e si è propagato il fascismo. Ricordo che è bastato un pittore fallito o un modesto giornalista...

In Italia siamo senza un governo: non intendo da un punto di vista istituzionale, ma in senso di governance, di gestione. La gente "comune" viene lasciata sola a fare i conti con una marea di immigrati non gestita da una politica in materia degna di questo nome. Le frange più fragili della società vivono costantemente a contatto con le conseguenze più nefaste di questa situazione: chi vive nei palazzi istituzionali (e fa tanti bei discorsi) non ne ha nemmeno la più pallida idea.

Non esiste una politica di sviluppo economico. si continua a privilegiare le solite minoranze ben connesse ed appoggiate. troppo spesso le regole valgono per alcuni e non per altri. Troppo spesso uomini e donne di talento vengono offesi e frustrati per lasciar spazio ai "figli di".

Intere aree del Paese sono ormai definitivamente in mano alla criminalità organizzata. 

Il degrado morale e sociale si accompagna al degrado dell'ambiente e del territorio. 

Non sono sufficienti rottamatori in camiciola, Movimenti 5 stelle o Salvini in palandrana: la gente comune è sola e sa di esserlo. Al momento solo il solito "familismo amorale" ci consente di prevenire gravi derive autoritarie, ma non credo che tutto questo durerà a lungo.

Non mi piace la musica italiana, ma questo testo ("ha perso la Città") di Niccolò Fabi ben fotografa lo scoramento generale che si respira in quest'epoca triste.

Hanno vinto le corsie preferenziali
hanno vinto le metropolitane
hanno vinto le rotonde e i ponti a quadrifoglio alle uscite autostradali
hanno vinto i parcheggi in doppia fila
quelli multi-piano, vicino agli aeroporti
le tangenziali alle 8 di mattina e i centri commerciali
nel fine settimana
hanno vinto le corporazioni infiltrate nei consigli comunali
i loschi affari dei palazzinari
gli alveari umani e le case popolari
e i bed & breakfast affittati agli studenti americani
hanno vinto i superattici a 3.000 euro al mese
le puttane lungo i viali, sulle strade consolari
hanno vinto i pendolari

ma ha perso la città, ha perso un sogno
abbiamo perso il fiato per parlarci
ha perso la città, ha perso la comunità
abbiamo perso la voglia di aiutarci.
Hanno vinto le catene dei negozi
le insegne luminose sui tetti dei palazzi
le luci lampeggianti dei semafori di notte
i bar che aprono alle sette
hanno vinto i ristoranti giapponesi
che poi sono cinesi anche se il cibo è giapponese
i locali modaioli, frequentati solamente
da bellezze tutte uguali
le montagne d'immondizia, gli orizzonti verticali
le giornate a targhe alterne e le polveri sottili
hanno vinto le filiali delle banche, hanno perso i calzolai

E ha perso la città, ha perso un sogno
abbiamo perso il fiato per parlarci
ha perso la città, ha perso la comunità
abbiamo perso la voglia di aiutarci