lunedì 13 ottobre 2014

Genova e il Leviatano: tutta colpa di chi?

Con una puntualità quasi svizzera l'ennesima catastrofe "naturale" (si fa per dire, la natura non c'entra nulla...) si abbatte su questo sciagurato Paese: anzi, per essere precisi, si abbatte sempre sulle medesime terre sciagurate di Liguria. 

In teoria, con un semplice gesto di copia&incolla, potrei commentare questi ultimi accadimenti ripetendo le stesse cose che ho detto in occasione dell'ultima catastrofe. Le cose sono sempre le stesse: le cause sono sempre le stesse. Inutile ripetere sempre le stesse cose.

C'è qualcosa che mi viene da aggiungere oggi. 

In primo luogo in Italia non ci sono mai responsabili con un nome, cognome e qualifica. Qualunque cosa accada è sempre colpa di un Leviatano anonimo, senza un volto, indefinibile, inafferrabile. Anche oggi, continuo a sentire frasi definibili come "sciocche", per non cadere nella volgarità, che tradiscono o la malafede, o la stupidità o l'incapacità di chi le pronuncia. Dire che i fondi per il risanamento del territorio e la salvaguardia della sicurezza ed incolumità dei cittadini sono bloccati dalla burocrazia, offende l'udito delle persone oneste e di buon senso. La burocrazia non è un'entità astratta, ma una struttura occupata da persone con un'identità ben precisa: ci sono dirigenti, presidenti di questo e di quello, responsabili di settore e di dipartimento, capi gabinetto (gabinetto è il termine più adatto per questi stronzi) che hanno un nome e cognome. Questa gente percepisce spesso fior di emolumenti e non è possibile che ad essi siano imputabili sono gli onori (quando le cosa vanno bene): ci sono anche gli oneri (quando le cose vanno male).

Chiunque ha, o ha avuto, una benchè minima esperienza "dall'interno" di Pubblica Amministrazione sa perfettamente chi e perchè blocca i procedimenti, chi crea ostacoli, chi lascia per anni atti fermi sulle scrivanie o nei cassetti: è tutto ben noto. Inoltre, il solito dramma della "selezione avversa", ovvero l'avanzamento di dirigenti "fedeli" ma ben poco competenti, aggiunge alla non volontà di far funzionare la macchina amministrativa, il fardello dell'incapacità.

E adesso ci si indigna per i premi dati a certi dirigentti. Cari miei! è prassi, dentro gli uffici pubblici, distribuire queste riosrse non in base al merito o al raggiungimento di certi obiettivi, ma semplicemente come un "regalo" distribuito (nella migliore delle ipotesi) a tutti indistintamente: nei casi peggiori i soldi arrivano solo agli "amichi".

Diffidare sempre delle "persone serie" in giacca e cravatta (per gli uomini) o in tailleur (per le donne) dentro grosse e costosissime auto scure: sono solo delle maschere di carnevale, fumo negli occhi, un bluff. Si definiscono esperti, "dottori", ma alla fine di cosa? E' una gigantesca commedia, un'enorme messa in scena. Non c'è nulla di reale: e queste catastrofi mettono a nudo tutta questa sceneggiata.

Ma alla fine di che ci meravigliamo? Ma di cosa ci indigniamo? 

Bisognerebbe protestare "prima" non dopo che avvengono le catastrofi perchè la prassi è ora quella di incolpare il Leviatano, il mostro senza nome inafferrabile: nessuno ha colpe, nessuno ha responsabilità.

Eppure la colpa principale è di tutti noi: noi poveri sciocchi, popolo dei senza-potere, che affidiamo ad un branco di Australopitechi (mi scuso con gli Australopitechi che leggono queste righe in questo momento) incapaci e criminali le vite nostre e quelle dei nostri figli e figlie. Li scegliamo noi, e permettiamo loro di fare quello che vogliono impunemente, senza vergogna, senza controllo, senza dignità, senza la speranza che la giustizia faccia il suo corso perchè sappiamo tutti che la giustizia in Italia non è uguale per tutti, semplicemente perchè non c'è più giustizia. E quando parlo di giustizia non mi riferisco a magistrati ed avvocati, ma ad un principio, ad un sentimento: ovvero a ciò che è giusto, al grado equo di distribuzione di "goods" e dei "bads".

Per saziare la voracità infinita di questa gente oggi paghiamo un mare di imposte, tasse e gabelle che non serviranno nè a coprire l'immane debito del nostro Paese, nè a migliorare la qualità della vita nelle nostre città. Servirà solo ad oliare i soliti ingranaggi che fanno funzionare il Leviatano. 

In fondo è lo stesso principio della "banalità del Male" (elggere l'omonimo libro di Hanna Arendt): tutti noi, nel nostro piccolo, forniamo un pezzettino di contributo alla costruzione di questo Leviatano mostruoso senza nome che permea tutta questa società inconsapevole ed irresponsabile.

Poi piove, le città costruite senza criterio vengono trascinate via, i politici si accusano gli uni con gli altri e ci arrabbiamo lì per lì. Ma non serve a nulla e ci rimane in bocca il sentore amaro dell'inafferrabilità di questo mostro invisibile.

E poi arrivano 'sti pupazzi in maniche di camicia e ci dicono che la burocrazia blocca tutto, la giustizia non fa nulla, la politica latita. 
Ma chi è la burocrazia?
Ma chi è la giustizia?
Ma chi è la politica?


PS. Che sciocco ed ingenuo che sono! Dimenticavo una piccola postilla. Adesso sbloccheranno un bel po' di soldi per una serie di interventi per far fronte a questo casino. Anche perchè questo governo deve fare la faccia feroce di chi non perde tempo in chiacchiere. Non facciamoci comunque illusioni. Solo una piccolissima parte, e a cifre stratosferiche, verrà realmente destinata all'emergenza: il resto prenderà la strada che tutti ben conosciamo come nel caso di tutte le altre emergenze nazionali. Corruzione, sprechi, clientelismi, favoritismi. Sicuramente c'è una lunga fila di personaggi che si sta fregando le mani dalla gioia... E' il solito business delle catastrofi: una delle voci principali del nostro PIL.

mercoledì 8 ottobre 2014

Liberi di licenziare

Premetto che non sono un esperto in nulla. Anzi, per essere onesti, sono il tipico esempio di persona che i grandi uomini e le grandi donne navigate delle politica nostrana (anche di piccolo cabotaggio) definirebbero senza mezzi termini "uno che non capisce niente".

Sono quindi "uno che non capisce niente" e, secondo il metro di valutazione e giudizio di questi esperti di politica, gli esperti dell'economia ed i vari serissimi personaggi che pontificano su questo e su quello, "non sarò mai in grado di capire niente" di come funzionano certe cose e di come vanno certe faccende.

Eppure tutta questa storia dell'art. 18 mi lascia molto perplesso. Non voglio entrare nel merito di questioni tecniche o sindacali, di cui effettivamente non capisco niente. Tuttavia quello che noto da alcuni anni a questa parte, ed in questi ultimi mesi in particolare, è un certo accanimento nei confronti della cosiddetta flessibilità. Il termine flessibilità in tutto il mondo ha un certo significato (agilità, snellezza, semplificazione), che investe il mondo del lavoro nei due sensi: in entrata ed in uscita. Qui da noi in Italia è solo una trappola, è solo una fregatura. Questo perchè tutti gli sforzi governativi più o meno recenti hanno mirato ad aumentare la flessibilità tuttavia facilitando sempre le modalità di licenziamento. Insomma è una flessibilità a senso unico: solo in uscita. Si facilita il licenziamento dei lavoratori, ma non si fa nulla per facilitare le assunzioni (anzi...)

Quella briciola di buon senso che ancora (per poco) mi pervade mi fa sempre pensare che, prima di preoccuparsi di liquidare posti di lavoro (che, noto, stanno saltando con grande facilità comunque senza bisogno di aiutini modificando le norme sul lavoro) bisognerebbe fare in modo che chi vuole possa assumere con grande facilità uomini o donne, giovani e meno giovani. Allo stesso modo dovrebbe essere altrettanto facilitata la possibilità di mettere in piedi un'attività produttiva. Non solo: dovrebbe essere facilitata la possibilità di mantenerla in vita la propria attività imprenditoriale. Questo perchè non è solo un casino intraprendere un'attività: i grossi casini con la burocrazia e con il fisco arrivano subito dopo. Insomma bisogna permettere di assumere e permettere alla gente di mettersi in proprio e non soffocare le imprese una volta create. 

Invece, mentre si agevolano gli strumenti per limitare i diritti di chi un lavoro lo ha, si inventano e si amplificano mille laccioli (formali ed informali, visibili ed invisibili) che impediscono in Italia di fare alcunchè. Ho sempre l'idea che questi pseudo esperti, i burocrati, gli economisti, i politici ed i vari amministratori pubblici non abbiano (colposamente o dolosamente) un'idea reale di come le cose funzionino da noi in Italy. L'incertezza generale regna sovrana cui si affianca l'arbitrio su ogni questione, la corruzione, l'illegalità diffusa, l'opacità di qualsiasi procedura. La normativa è resa deliberatamente confusa per creare ampie sacche di discrezionalità: i diritti in Italia sono favori. 

Ecco forse io mi concentrerei su queste cose per rendere competitivo il sistema Paese. Permettere a nuove forme di imprenditorialità di attecchire su nuove produzioni e nuovi servizi. 

Del resto cosa significa aumentare i consumi, di cui blaterano tutti questi seri e preparatissimi personaggi, se:

1) la gente i soldi non li ha
2) chi possiede la ricchezza in Italia sono principalmente settori parassitari (politica e dintorni) e forme di imprenditoria distruttiva
3) nessuno produce più nulla (beni - servizi)

Anche se mi mettono in tasca 80€ alla fine, se proprio li spenderò, acquisterò beni e/o servizi realizzati all'estero. Insomma arricchirò gli stranieri. L'Italia è quindi un secchio bucato, se non si tappano i buchi, consentendo la rinascita di un sistema produttivo completamente rinnovato ed innovativo, un immenso fiume di denaro fluirà verso l'estero.

Intanto si continua a semplificare le procedure per licenziare.... Boh! Non ci arrivo. Del resto lo avevo detto che non ci capisco niente.