mercoledì 25 giugno 2014

Vivere di Debacle

Ormai è impossibile stupirsi più di tanto. Abbiamo fatto della debacle il nostro stile di vita, la più autentica espressione del Made in Italy. Complimenti.

Io ovviamente non parlo da tifoso di calcio, perchè dei Mondiali del pallone non me ne importa assolutamente niente. Noto però che l'ingloriosa fine delle soubrette dell'Italia Pallonara altro non è che un sintomo, un riflesso, uno specchio della miseria di questa sfortunata terra.

Non parlo poi del problema della "sconfitta": si può essere sconfitti, non è un dramma. Anzi ci può essere dignità nella sconfitta. Il problema è un altro.

L'incapacità di avere idee, progetti, di saper valorizzare i talenti veri, la tendenza continua a frustrare ogni cambiamento, il considerare il cambiamento come una pericolosa fuga in avanti, appoggiarsi sempre al vecchiume perchè rassicurante e garanzia di stabilità, la mancanza di coraggio, di intraprendenza, di creatività, di dignità, di sincerità, lo sperare sempre nella furtuna o in qualche santo protettore, basarsi sempre sull'improvvisazione, sul pressappochismo, sugli "amichi", "io speriamo che me la cavo": quello che abbiamo visto ai mondiali del Brasile lo vediamo continuamente ogni giorno che usciamo di casa o quando accendiamo la TV e vediamo la nostra classe politica e dirigente in azione.

Devo dire che c'è un gusto masochistico di notevoli livelli in tutti noi: ma che gusto c'è ad essere sempre sbeffeggiati, denigrati, bollati come vigliacchi, ladri, zozzoni ed incapaci? Ma è possibile che non si inneschi mai la scintilla del senso della dignità, dell'onore, del rispetto personale per decidere di buttarsi questa mediocrità alle spalle e rifondare una società in modo decente?

Ovviamente io non sto parlando di calcio: parlo della quotidianità. Non siamo stufi di avere sempre a che fare con degli incapaci, inetti, corrotti e mascalzoni? Possibile che si debba sempre accettare senza battere ciglio la similitudine ormai consolidata fra "italiano" ed "incapace"? Possibile che ormai la parola Italia ci ispiri solo disgusto e vergogna?

Io francamente non ci sto: ma che fatica...

giovedì 5 giugno 2014

Come è triste Venezia

Ed eccoci qui a discutere delle solite cose: la discussione diventa anche noiosa alle lunghe. C'è da dire che basta scrivere un post sulla corruzione sistemica italiana come forma di Governo del Paese e del Territorio una volta sola che poi non è più necessario scrivere nulla: il post è sempre valido.

Ripeto: ciò che disturba di più ed offende l'intelligenza di chi scrive e della maggior parte delle persone intelligenti che ancora vagano per queste lande desolate è il senso di sconcerto, la sorpresa, l'indignazione tardiva, la richiesta di severità, l'appello ad un inesistente senso di responsabilità, ovvero i soliti concetti indegni propinati dalla classe politica e dirigente italiana. Ed ancora offensiva è la solita dichiarazione politically correct del fatto che tutto questo riguarda una minoranza: la maggior parte della dirigenza e della politica italiana, come espressione di questa società, è marcia sin dalle fondamenta. Lo sappiamo tutti. Non facciamoci prendere per il naso.

Torno a dire per l'ennesima volta: l'Italia è popolata da una società fondata sulla "complicità" come unica modalità di materializzazione di relazioni sociali e politiche che inevitabilmente si articola tramite lo strumento del "ricatto". Siamo tutti complici e siamo tutti, in un modo o nell'altro, ricattatori e ricattati. In questo modo non può esistere giustizia, parità di diritti, esercizio della libertà individuale e collettiva. Quando si nega questo o si è profondamente stupidi o si è radicalmente in mala fede.

Su queste basi, norme anti corruzione, riforme (sempre generiche, sempre sbandierate e mai realizzate), rinnovamento delle istituzioni sono trovate inutili. Il problema critico del nostro Paese è e rimane la "selezione avversa" ovvero la presenza di meccanismi che selezionano, strutturano ed organizzano le articolazioni dello stato e della società nel suo complesso. Le nostre istituzioni, enti, organi, uffici, agenzie non sono soggetti astratti, ma sono materializzate dalle persone che operano al loro interno e dirigono queste strutture. Una pessima selezione del personale della politica, dell'amministrazione pubblica e della dirigenza fa sì che puntualmente disponiamo di persone non all'altezza, facilmente sensibili alla corruzione, avide, inette spesso collocate in gangli vitali della vita pubblica. La fedeltà politica e la complicità prevalgono sempre sulle qualità individuali: il risultato è una pessima materializzazione di queste istituzioni. Tutto questo si riverbera poi nella sanità (il classico chirurgo incapace), nella scuola, nell'università, nelle forze armate, nella pubblica sicurezza, nella magistratura, nelle poste, nei trasporti, ecc....

Il problema non è però solo presente nella sfera pubblica. In Italia la selezione avversa affligge anche il settore privato. Quante imprese oneste ed efficienti sono state cancellate dal mercato per colpa di imprenditori mascalzoni, collusi, disonesti, scorretti, furbi, delinquenti? Quante persone hanno rinunciato ad iniziare un'attività privata perchè non disponevano di "conoscenze", "agganci", "contatti" e quindi scoraggiati, frustrati e vilipesi?

La selezione avversa purtroppo attiva un processo a spirale veso il basso che è molto difficile da interrompere perchè nessuno ha interesse fondamentalmente ad interromperlo. "Eh sì che ci mettiamo a fare le cose regolari proprio adesso che mi tocca?" 

C'è qualcuno che ancora crede nella regolarità di una selezione, un concorso, un appalto, una gara, un procedimento?  Beato lui...