lunedì 31 gennaio 2011

Lo "Stampino"

Ho visto le immagini in TV della Sig.ra Minetti (o Sig.na? o dr.ssa? non so...) convocata in Procura a Milano. Al di là del contenuto "serio" che ha motivato questa convocazione, la cosa che mi ha un pochino sorpreso è stato il look della sig.ra in questione. La sobrietà e la serietà nel vestire e nella capigliatura mi ricordavano quella di altre figure politiche della medesima corrente: si denota in particolare lo sforzo di "imbruttirsi" il più possibile soprattutto ricorrendo agli occhiali. Io, che oltretutto porto gli occhiali, ho notato come per questa gente sia proprio il simbolo, prima ancora che di morigeratezza, di bruttezza vera e propria.

Insomma, questa gente per sembrare seria si rivolge a dei clichè ben precisi: del resto la Minetti non ricordava la Gelmini? Nonostante gli sforzi per adottare un look "low profile", non ricordava la Carfagna, serissimo ministro? Chi le distingue?
















Il look conta, eccome se conta: e quando bisogna darsi un'immagine, ecco che salta fuori lo "stampino". Eh sì! Ci troviamo di fronte a gente fatta proprio con lo stampino. Tutti uguali, con i loro clichè, i loro stereotipi da tirar fuori quando serve. Tutti che rispondono ad un copione televisivo-mediatico predisposto forse da esperti della comunicazione o qualcosa di simile. Chi lo sa!

Il dramma è che poi alla fine questo sistema funziona. Almeno per una grande parte degli italiani e delle italiane...

martedì 25 gennaio 2011

The show must go on

La telefonata del premier alla trasmissione di Lerner lascia molto perplessi e sorpresi. Se esiste una strategia in tutto questo, francamente non riesco a comprenderla. Visto così, da osservatore esterno, l'intervento "acido" del premier, pieno di insulti e offese, sembrerebbe una sparata fuori luogo o una perdita di staffe da grave calo degli zuccheri.




Però mi domando: un individuo così attento alla propria immagine può solamente immaginare un'uscita così apparentemente sciocca ed improvvida? Un tycoon televisivo come il premier di (molti) italiani può permetttersi una telefonata simile, un concentrato di (apparente) stupidità e sciocchezza?

Vi sono quindi alcune alternative:
1) al premier sono semplicemente saltate le staffe e non ha resistito alla voglia di telefonare e dire le prime sciocchezze che gli sono passate per la testa
2) nessuno sembra in grado di consigliarlo correttamente
3) è consigliato male
4) non ha più alcun consigliere (degno di questo nome)
5) si tratta di una strategia comunicativa sottilissima ed astutissima, talmente astuta che almeno io non riesco ad afferrarne il senso
6) si tratta di una strategia comunicativa banalissima, talmente banale che almeno io non riesco ad afferrarne il senso, che alimenta consenso e aumenta il favore degli italiani nei confronti del premier
7) altro (l'ineffabile)

Secondo voi quale potrebbe essere la risposta giusta?

lunedì 24 gennaio 2011

A message in the bottle for foreign readers

In these days Italy is under the pressures of new sex scandals and politics. The image of this poor country is thus severely damaged: it seems that in Italy we all are sex maniacs, immoral people, characterized only by widespread bribes and corruption.

I would like to underline that despite the presence of such scandals, so many immoral people (unfortunately at very high level) and undecent politicians, there are many honest individuals and families trying to survive in such a foolish condition: we completely disagree. we are angry and we are resisting using our remaining physical and psychological energies.

I think that it is important to remind this to the people living abroad. It is more and more difficult to bear all this while so many people in Italy continue to believe that all is can be "normal". Just very few things still are normal in Italy: but we still have some hope...

Cetto La Qualunque...

Ieri sono andato al cinema a vedere l'ultimo film di Antonio Albanese. Devo dire subito che sono rimasto assai turbato. Il film, secondo me, è solo in apparenza un film "comico": la sua ironia affilata come un rasoio è drammaticamente lancinante. Sembra forse un documentario, un'inchiesta giornalistica, più che un mero film di satira o, appunto, comico.

Rimane comunque una testimonianza di un'Italia di questi anni tristissimi dove le donne sono ridotte ad essere meno di niente, gli uomini degli erotomani incalliti, gli onesti sconfitti puntualmente, il territorio uno scenario di degrado e di rapina sistematica: la corruzione e l'assenza di ogni senso morale sono l'unica legge possibile. Splendida la scena della ricevuta fiscale in pizzeria: scene di ordinaria quotidianità anche dalle mie parti... In breve Albanese dipinge dei mali d'Italia non di certo esclusivi della povera Calabria...

Insomma viene fuori l'immagine di una specie di Iran sottosopra. Siamo ormai ufficialmente dentro "l'altro mondo". Non siamo più Europa, siamo "altro": i diversamente furbi, i diversamente imborglioni, i diversamente sconfitti. Mi chiedo: quando sarà proiettato magari in Germania o in Inghilterra o in America (cosa che mi auguro avvenga molto presto), chi lo spiegherà a quesi poveri ingenui che alla fine in Italia le cose vanno anche peggio di come vengono ironicamente descritte in questo film?

Sicuramente ci sarà qualcuno che dirà che questo film "gli fa orrore" (parola stra-abusata): l'orrore è fuori dalle sale cinematografiche, nella quotidianità dei notiziari TV e dei giornali.

giovedì 20 gennaio 2011

Che fai, Ruby?

Dopo le ultime dichiarazioni del premier circa una necessaria punizione dei giudici, affido a questo video di Crozza una panoramica su questi giorni deliranti.



mercoledì 19 gennaio 2011

Questione di Etichetta

Invece di commentare le "ultime" dal versante politico "culi, chiappe, brache, zoccole, satrapi. trimalcioni, ecc..., ecc..." (francamente non riesco a trovare le parole...) preferisco riportare una notizia che francamente ritengo importante. Si tratta dell'approvazione della nuova normativa sull'etichettatura dei prodotti alimentari: vabbè che l'Italia sta diventando il regno dei magnaccia, ma quando si tratta di ciò che mangiamo (realmente) è sempre meglio essere informati.

Per questo, riporto il seguente comunicato stampa di Agrapress.

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La commissione agricoltura della camera ha approvato in sede deliberante all'unanimità il disegno di legge sull'etichettatura. il via libera è definitivo. in occasione dell'approvazione del provvedimento, la coldiretti ha organizzato in piazza montecitorio una manifestazione di sostegno alla quale hanno preso parte, insieme al presidente dell'organizzazione sergio marini, il ministro delle politiche agricole giancarlo galan, il presidente della commissione agricoltura della camera paolo russo, il presidente della commissione agricoltura del senato paolo scarpa, l'esponente pdl viviana beccalossi, relatrice del disegno di legge, antonio di pietro (idv), sebastiano fogliato (lega), teresio delfino (udc), leana pignedoli (pd). colomba mongiello (pd), alfonso pecoraro scanio. numerosi i commenti sull'approvazione del ddl. per la cia "con l'approvazione dell'indicazione di origine l'agroalimentare made in italy recupera 13 milioni di euro al giorno"; la confagricoltura sottolinea quanto si debba prestare attenzione ai futuri decreti applicativi della legge. con le nuove norme l'italia e' all'avanguardia, ma ora tocca all'europa ha sostenuto la copagri. per il presidente della fedagri maurizio gardini l'approvazione del ddl e' un risultato importante ma la speranza che anche in europa si raggiungano accordi soddisfacenti. sulla stessa lughezza d'onda il presidente della commissione agricoltura del parlamento europeo paolo de castro. per l'assessore all'agricoltura del veneto franco manzato l'approvazione della legge e' una pietra miliare e tn raguardo del quale vantarsicon chi preferisce l'anonimato. il presidente della federalimentare filippo ferrua ricorda che la sua associazione e' da sempre favorevoli ad una corretta informazione. le regole devono essere uguali per tutti i 27 paesi ue. "e' grandissima - ha commentato la parlamentare pd colomba mongiello- la soddisfazione per questo straordinario risultato raggiunto, che può davvero rappresentare l'alba di un giorno nuovo per la nostra maltrattata agricoltura". secondo il segretario generale della fai-cisl augusto cianfoni, l'approvazione della legge nazionale "consente all'italia di essere piu' credibile nel sostenere una normativa europea". alle 17:00 il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali giancarlo galan ha iniziato una conferenza stampa dichiarando: " la legge e' un inizio, bisognera' combattere ancora in europa". "tra le organizzazioni agricole, la coldiretti è particolarmente vicina in questa battaglia - ha aggiunto galan - senza distinguo e senza ma". secondo il presidente della commissione agricoltura paolo scarpa, anch'egli alla conferenza stampa del ministro, l'approvazione del disegno di legge "e' un mandato del parlamento a galan affinche' si batta' in europa".

lunedì 17 gennaio 2011

Laughing Politics

Usually when watching political news on TV o reading political news on newspapers or magazines, my reactions are: I'm outraged, disgusted, extremely worried, scared. Now, I have completely changed my mind: I can only laugh. This is actuallly the only reaction possibile at least in my psychological terms: the alternative is biting TV or eating entire pages of newspapers and magazines.

When I see the prime minister (possible? such a man is prime and minister?) declaring a similar river of nonsense words, with his facial expression characterized by a permament smile (a sort of dam for a tzunami of a burst of laughter) my impression is to watch a funny B-movie than real politics.

Similarly, the wave of indignation from opposition is worth of TV shows than a political debate: how can one refrain from laughing watching these faces in TV?

Shame or the risk of trials are no longer enough to keep down such a system adopted in Italy to manage public affaires. General resignation and an apathic envy towards this kind of people among a large sector of italian society are dramatic symptoms of a severe collective complicity which hardly can be overcome in the short run.

We are living in Italy the phase of deep ridicolous times. But I wonder: how long will this laughing period last? When will we turn serious?

Ah! Ah! Ah! Ah!

Solitamente, quando ascoltavo o leggevo le notizie di (passatemi il termine) politica italiana, il più delle volte rimanevo o indignato, o schifato, o estremamente preoccupato o spaventato. In questi giorni invece non riesco a trattenermi dal ridere. Voglio dire che veramente bisogna ridere di queste cose per non prendere a morsi la TV o ingoiare pagine intere di quotidiani o riviste.

Vedere il presidente del consiglio (presidente e consiglio: già questa associazione di parole suona ridicola addosso a questo genere di umanità) esporre un simile fiume in piena di sciocchezze, con quella espressione seria ma che tradisce il sorrisino (diga improbabile di un'esplosione di ilarità), con quella libreria alle spalle che è un insulto alla cultura, è uno spettacolo degno dei cinepanettoni. Ha pure una fidanzata?!?! Fantastico, semplicemente fantastico.

Ancora più ilare è l'ondata di serissima indignazione che è piovuta da più parti, anche questa sintomo di una cialtroneria italica che dilaga nei talk show e negli spettacolini televisivi tipo "Amici" et similia. E poi i vari portavoce di questo e di quello che riescono ad inventare delle teorie giustificatorie fantasmagoriche che nemmeno Isaac Asimov sarebbe riuscito ad escogitare: come fai a non scoppiare a ridere guardando la faccia di Capezzone in TV e sentendo le sciocchezze che dice? Ti viene pure il dubbio che magari si tratti di un imitatore o di uno spezzone di qualche gag di satira politica.

La vergogna o minacciare processi e manette non sono più argomenti sufficienti per tentare di smontare questo sistema di cose e questo modo di gestire (altra parola grossa) la cosa pubblica (Oddio che parola enorme). La rassegnazione generale e (peggio) l'apatica invidia per questo genere di personaggi da parte di una larghissima fetta dell'opinione pubblica sono un sintomo grave di una complicità collettiva che difficilmente potrà essere superata nel breve periodo. Non bisogna mai dimenticare che questa gente gode di un consenso molto ampio. Posso capire (ma non giustificare) lo sbavare degli uomini italici di fronte alle gesta erotiche di questa gente, ma le donne come fanno a sopportare tutto questo? E i cattolici? Questa è l'idea di politica che hanno in mente? Vogliamo tornare ai Borgia?

Quando si è detto che un imprenditore come si deve non può non essere un evasore fiscale, non avere l'amante (magari minorenne), non avere il macchinone e non può non vivere di inganni e truffe, gli imprenditori dovrebbero non dico indignarsi, ma infuriarsi: se non c'è reazione forse ti viene il dubbio che forse è vero o che, sotto sotto, si vorrebbe essere così.

Insomma adesso siamo nella fase del ridicolo profondo. Però mi chiedo: nella terra di Arlecchino e Pulcinella quand'è che costoro si tireranno su i pantaloni e si comincerà a fare sul serio?

venerdì 14 gennaio 2011

Legittimamente impediti

L'idea che mi viene in mente leggendo le notizie e guardandomi intorno in questi giorni è di un Paese e di una società in fase di lenta implosione. Il referendum a Mirafiori, (ma si può parlare seriamente di un referendum?), la sentenza della Corte Costituzionale sul legittimo impedimento (mezzo incostituzionale e mezzo no...), il progressivo ridursi del potere d'acquisto delle famiglie, la continua perdita di posti di lavoro, l'istruzione pubblica alla deriva, danno l'impressione di una società completamente ripiegata su sè stessa incapace di vivere il presente e progettare il futuro. Una società bloccata, una società di impediti, una società di legittimemente impediti.

Mentre lo sport nazionale sembra essere diventato l'uccisione da parte degli uomini italiani di mogli, ex mogli, compagne e fidanzate, non sappiamo nulla di ciò che accade al di là delle Alpi o oltre il mare. Le uniche notizie che arrivano da fuori riguardano i nostri militari in Afganistan e, troppo spesso, non si tratta di buone notizie.

L'Italia è una realtà piuttosto marginale a livello internazionale sotto tantissimi punti di vista (economia, cultura, sport, politica), ma facciamo veramente di tutto per emarginarci sempre di più: ci illudiamo di essere il centro del mondo e che altrove sia come da noi.

Purtroppo per noi non è così: l'Italia è un'eccezione, non è la regola. Non mi viene in mente nessun Paese civile dove si chiede sempre agli altri di fare sacrifici e rinunce, rimboccarsi le maniche, rispettare le leggi e le regole, pur di continuare ad avere le mani libere per fare solo e soltanto gli affaracci propri.

Che volete farci: siamo il Paradiso della "Doppia Morale"...

mercoledì 12 gennaio 2011

Insubstantial being

Maybe there is only one thing worse than unemployment: the fear to lose your job. It means living with the constant fear to be deprived of job not only as source of economic income but also as element of social belonging.

In these conditions one is never free to decide, choice, plan a future even in the short run. If you have never felt this, it is quite difficult to understand this feeling of physical and psychological fear polluting everyday life. It's like walking close to the edge of a ravine knowing that suddenly someone (who probably has a salary 300 times higher than yours) can push you downwards.

Politicians in Italy are completely indifferent to this (thanks also to their astronomical wages). Corruption, illegality, favours' exchange, managers, speculators complete the scenario: there is very little space for honest people wishing to "produce" instead of speculating.

For italian politicians, unemployment and the risk to lose job are typical features of superfluous people. Rather, acting on these fears and risks it is possible to weaken them and mould them like the mud. You are not important as a person but only as voter.

And the dignity of so many honest people and their families, as usual, get lost...

L'insopportabile inconsistenza dell'Essere

C'è forse una sola cosa peggiore della perdita del posto di lavoro: la paura di perderlo. Ovvero vivere con la costante paura di essere privati del proprio lavoro non solo come fonte di sostentamento materiale, ma anche come elemento di appartenza alla comunità.

In queste condizioni non si è mai liberi di scegliere, di decidere, di fare referendum, di progettare il proprio futuro, nemmeno il domani più prossimo. Se non si è mai passati attraverso questo imbuto esistenziale, difficilmente si riesce a comprendere quel senso di paura fisica e psicologica che inquina la quotidianità di chi vive in queste condizioni. E' come camminare sul ciglio di un burrone sapendo che improvvisamente, alle spalle, qualcuno (che magari ha un posto fisso e quadagna 300 volte più di te) ti può spingere di sotto. E' come vivere passando ogni giorno attraverso un filtro: giorno dopo giorno questa paura ti assottiglia sempre di più. Ed è una guerra fra cannibali: omnia licet, tutto è lecito per di rimanere a galla anche affogare il tuo vicino che è nelle tue medesime condizioni.

La politica è completamente indifferente a tutto questo (anche perchè il lauto stipendio da parlamentare rende impermeabili a tutto). Il mantra che viene ripetuto è sempre lo stesso: i tempi sono cambiati, non c'è più il posto fisso, bisogna darsi da fare, bisogna arrangiarsi. Va bene rinunciare al posto fisso e va bene arrangiarsi: ma se la classe politica, gli speculatori, i manager, gli "amichi, gli amichi degli amichi, gli amichi degli amichi degli amichi", si pappano tutto, ti puoi dare da fare quanto vuoi: per te non c'è più spazio.

Per la politica, il lavoro, la disoccupazione ed il rischio di perdere il lavoro sono connotati di un'umanità superflua che, proprio grazie a queste paure, può essere indebolita al punto di essere resa plasmabile come il fango o come la merda. Non conti come persona, conti solo come elettore con tutte le sue fragilità, solleticazioni, ricatti, paure, speranze, ambizioni.

E la dignità delle persone e delle famiglie oneste va, come al solito, a farsi friggere...

lunedì 10 gennaio 2011

Agriculture, Food and Poison

The recent news about dioxin contamination in food in Germany (meat, milk, eggs, cheese, etc.) once again highlight the critical links between agriculture (and livestock production), food and health. Surely the criminal irresponsibility in certain individuals is the cause of these circumstances: nonetheless all this again evidences the unsustainability of industrial approaches applied to agriculture. Also because industry has imposed not only its methods but also its values. This unsustainability is clearly evident at economic, environmental, health and ethic level.

It is thus necessary a deep re-thinking in many approaches, values and methods. Several times I have written in this blog that there are too many absurd behaviours in our lifestyles. Too many people is inclined to spend also 300€ to buy a cellular phone at least once a year but pretending to spend very little to buy food. This foolish idea that food must be extremely cheap is the main principle on which the industrial overexploitation of soils, plants, animals and people fundamentally acts.

We must acquire a clear awareness about our real priorities: we don't need the last generation of hi-tech gadget, we need to reconstruct a sane and normal relation with what we everyday eat: paying the right price, not the cheapest one.

We don't need to fight against great distribution companies and corporations (which are the interface with which consumers get directly in contact with agro-industry) but rather re-create those critical relations with who produces food. People living in small villages surely can have direct contacts with farmers but also who lives in the cities can change his/her lifestyle. Instead of spending time on sunday in a big mall it could be better to visit a rural village and his farms spending time outdoor, buying and eating food directly by who have cultivated them. Probably you will spend more money, but you will save a lot in medicine and psycho-analysis.

I suggest to re-construct an awareness about food: eat less but eat better. Don't waste your time watching TV, move your ass and go in the country! Above all children must be involved: they are too fat... Create, if you can, your own garden for family consumption (it is good for your stomach and your mind), do some excursions to discover genuine food, traditions, people, places, tastes. Above all, be informed: read the labels and also many books because a wide literature exists about these issues by now. You have no excuses. Wake up...

Agricoltura, Cibo e Veleno

Le recenti notizie sulla contaminazione da diossina nei prodotti alimentari tedeschi (carne, latte, uova, formaggio, ecc...) ripropongono ancora una volta la sensibilità del nesso fra agricoltura (zootecnia), cibo e salute. Le rassicurazioni che arrivano da più parti sulla sicurezza dei prodotti Made in Italy certamente fanno piacere, ma questo non deve impedire di riflettere su quello che è accaduto (anche se altrove). Al di là del comportamento criminale di certi individui, quello che emerge è nuovamente l'insostenibilità di un modello industriale applicato all'agricoltura. Un'insostenibilità che si manifesta a livello economico, ambientale, igienico ed etico.

Insomma è indispensabile un profondo cambiamento di rotta. Ho scritto più volte su questo blog che una delle cose che mi dà più sui nervi è vedere gente che spende 300€ per cambiare ogni anno il telefono cellulare e pretendere poi di spendere pochi centesimi per un pacco di pasta o un litro di latte. Questa miserrima idea che il cibo debba costare poco è fondamentalmente la leva principale su cui agisce il supersfruttamento industriale dei campi, delle piante, degli animali, degli ecosistemi e delle persone.

Bisogna avere la consapevolezza, una volta per tutte, di quali siano le reali priorità: non abbiamo bisogno di superflui gadget tecnologici di ultima generazione, abbiamo bisogno di recuperare un rapporto sano con quello che mangiamo, non tanto pagando poco, ma pagando il giusto. Non dico che bisogna boicottare la Grande Distribuzione Organizzata (che di fatto è l'interfaccia con cui i consumatori si confrontano direttamente con l'agro-industria), ma cominciare anche a conoscere che produce il cibo. Per chi vive in provincia è certamente più facile, ma anche chi vive in città può decisamente cambiare stile di vita. Invece di passare la domenica nei mega centri commerciali andate a visitare le fattorie dove potrete passare una giornata all'aria aperta e acquistare direttamente i prodotti da chi li ha coltivati. E' vero che si spende di più, ma si risparmia in cure mediche.

Vi suggerisco di costruire una consapevolezza alimentare soprattutto per mangiare meno e meglio (in particolare i bambini che sono grassi da scoppiare...): chi può si faccia un orticello familiare (fa bene alla pancia e alla mente), fate escursioni agro-gastronomiche alla scoperta di tradizioni, sapori e di luoghi e leggete molto. sia le etichette di quello che si acquista sia molti libri. Esiste ormai una grande letteratura in materia: da Terra Madre al dilemma dell'Onnivoro c'è veramente l'imbarazzo della scelta.

Vi aggiungo poi questo video: è una bella lezione di vita...

lunedì 3 gennaio 2011

Buon Anno

Il 2010 è finito ed inizia un nuovo anno. Dobbiamo essere ottimisti? Dobbiamo essere pessimisti? Difficile dirlo. Forse, quello che la politica italiana ci chiede, è che dobbiamo solo "essere". Dei fantasmi, degli spettatori, dei consumatori, degli utenti, degli elettori, delle vittime delle catastrofi (in)naturali, delle cavie, dei clienti, dei ruffiani, dei precari, dei servi, dei pulcinella, degli ebeti, dei tifosi, delle veline, dei calciatori, degli abbonati...

Forse, tra coloro che ancora usano un po' di senso critico e di coscienza, c'è una discreta dose di scoraggiamento. Non si vedono vie di uscita. Non si vedono all'orizzonte segni di reazione al degrado diffuso, alla monezza esistenziale che appesta le strade di tutta l'Italia.

Tanto per augurarci un futuro migliore e forse anche per spronarci a difendere, quasi come i soldati giapponesi dell'ultimo conflitto mondiale, il piccolo atollo della dignità e della responsabilità, accludo questo splendido recente video di Antonio Albanese. si tratta sicuramente di un'esibizione esilarante: per me rimane però una delle più profonde ed indovinate analisi della società italiana di questo tristissimo periodo. Non c'è accademico, sociologo, politologo, antropologo, esperto o professore che sia stato capace, come Antonio Albanese, di descrivere e dipingere l'homo italicus dell'era berlusconiana. E' un ritratto drammaticamente vero (quanti politichini e politiconi hanno scavalcato nella realtà Cetto Laqualunque, quanti omini e donnine in avanzato stato di putrefazione morale ci circondano...) ed impietoso.

E, come dice lo stesso Albanese: "non avete visto ancora niente..."

Buon anno a tutti.