mercoledì 27 maggio 2009

"Naomi Economics"


Notwithstanding the dramatic impacts of the recent ecoomic and financial crisis, national economic systems and the entire world productive-economic-financial-trade framework seem unable to understand and implement the potential opportunities offered by the "possibility to change".

Instead of learning from the past and present errors providing substantial corrective measures to the strategies adopted so far, essentially based on the idea of "speculation" and "exploitation" and for this intrinsecally beneficial for few agents and detrimental for a society as a whole, economic institutions are trying to turn everything as usual above all in Italy where, despite of the usual verbal declarations, no signals of the emersion of something new are at the horizon. We are dealing with a real wall when trying to cope with these issues and the only strategies suggested are an attempt to solve this crisis with the same elements have provoked it.

No "green economics", no space to creativity, no limits to irrational consumption models, no fight against speculation and fiscal evasion; nothing.

Just thinking to the next elections for the EU Parliament and to the politicians' chattering (false environmentalism, superficial consideration for innovation, useless and ineffective discussions about the role of education and research) and everyone can perceive this "political void"...

We are rather entrapped in the "Naomi Economics" (from the name of the last italian prime minister scalndal): politicians are discussing about soubrettes, dancers, TV heroes, "daddy" and divorce, denouncing their the lack of courage, capability and willingness to stop this train running towards a dead end. "Naomi Economics" are diverting us from the real nature and essence of the problems: massive unemployment, job insecurity, no future for young people. And also: what about a sustainable energy plan? What about the waste emergency in Campania Region and in the rest of Italy? What about a real national mobility and transportation plan?

Our attention must be focused on these (and other) critical issues rather than "Naomi Economics": for this reason I suggest the reading of this contribution made by Mauro Bonaiuti, Joan Martinez Alier and Francois Schneider (recently published in the site "Decrescita (Degrowth)"

This document (in italian) can be found here.

"Naomi Economics"


Nonostante l'impatto devastante della recente crisi economica e finanziaria, i sistemi economici nazionali e l'intero assetto economico-produttivo-commerciale-finanziario internazionale stentano a recepire le potenziali opportunità di cambiamento sostanziale offerte dal cambiamento stesso.

Invece di "imparare la lezione" e apportare sostanziali correttivi alle strategie finora adottate basate essenzialmente sul concetto di "speculazione", e quindi intrinsecamente benefiche per pochi e fallimentari per la società nel suo complesso, si torna a ripercorrere la strada di sempre soprattutto nel nostro Paese dove ancor oggi, al di là di dichiarazioni verbali ad effetto, non si vede alcun segnale di emersione del "nuovo". Ci troviamo sempre di fronte ad un muro e si finisce con il tentare di risolvere questa crisi utilizzando come rimedi le stesse cause che la hanno provocata.

Niente "green economics", nessuno spazio alla creatività, nessun freno ai consumi irrazionali ed inutili, nessuna lotta alle speculazioni finanziarie e all'evasione fiscale: niente di niente.

Se si pensa alle prossime elezioni europee e alle "chiacchiere" dei tanti gregari della politica (il solito ambientalismo senza fondamenta, più spazio all'innovazione senza sapere cosa sia realmente, bla bla sulla scuola, ricerca e sulla formazione, ecc...) c'è veramente di che riflettere...

Mentre si continua a discutere di ballerine, tronisti, amanti, papi e divorzi, non si intravede il coraggio, la volontà e la capacità di fermare questo treno che corre all'impazzata lungo un binario morto... Altro che Naomi: bisognerebbe chiedere spiegazioni su quali risposte dare a chi, magari a 40 o 50 anni, ha perso il lavoro e non riesce a trovarne un altro, ai superprecari sfruttati e ricattati, ai giovani che oggi studiano all'università senza avere un futuro. Ed inoltre: cosa si sta facendo in campo energetico? Che fine ha fatto la questione rifiuti in Campania e nel resto d'Italia? Esiste un reale piano nazionale per la mobilità ed i trasporti?

Non bisogna farci distrarre dalla vera realtà e natura dei problemi che abbiamo davanti agli occhi: in questo senso deve essere interpretato l'interessante contributo prodotto da Mauro Bonaiuti, Joan Martinez Alier e Francois Schneider recentemente apparso sul sito di "Decrescita" che condivido pienamente ed invito a leggere per riportarci un po' con i piedi per terra.

Il documento è consultabile presso questo link.

lunedì 18 maggio 2009

Italian GDP is falling down: so what?

The diffusion of the data about the very negative trends in Italian GDP has activated an information campaign based on panics, anxiety and fear. Simoultaneously, criticism on the validity of this economic indicator has started again, even if with a very limited space in TV and in newspapers.

These observations and revising considerations have been carried on since long time but they have scarce space on mass-media because GDP is essentially a tool used to grant the surviving of a well defined economic development model based on "growth". Criticizing GDP thus implies criticizing the idea of "growth".

In a very simply description, GDP measures the richness produced by a national economic system: anything not directly measurable in terms of money cannot be measured and captured by GDP. Cars produced and sold generate richness for car industry as well as deaths in car accidents generate richness in insurance industry. When an area is deforested for residential purposes a richness is generated from the wood selling to the houses final selling: GDP captures this but it ignores the loss of the forest.

GDP ignores volountary work, many externalities (pollution, erosion, desertification, resources' over exploitation, etc...). It ignores solidarity.

In short, GDP measures growth but it cannot measure real wealth. A country with lower GDP levels than Italy may show better capability to produce wealth for its people.

In particular Italy is a country potentially capable to produce high levels of private richness but it seems today unable to produce public richness and wealth: fiscal evasion, individualism, lack of civic responsibility, corruption, cynicism maybe are useful factors to produce for example wonderful villas, but just outside these villas' gates you will find rusty street lights, no public gardens and parks, bad and indecent schools and hospitals, impassable roads, etc.
Even if Italy produces richness, our politicians are unable to translate it into diffused wealth.

Instead of complaining for the GDP fall, we should rather wonder what we are doing for the real wealth of our families and communites. We should rather wonder about the trends in public wealth...

Do they sell fewer cars, cellular phones, and LCD TVs? Let's move towards less hysterical and more frugal forms of economy: more support should be given to those economic sectors today scarcely considered in Italy such as alternative energies, agrofood, scientific research, bio-costruction, etc. capable to create enterprise and job opportunities.

Is GDP falling down? Actually I don't care. Maybe we will gain less money, but we must try to gain more wealth pretending better public services being also in harmony with the environment and with the Earth.


Useful video:
Vandana Shiva (in English)
Serge Latouche (in Italian)

Il PIL crolla. E allora?

Con la diffusione delle ultime stime Istat sui valori del PIL italiano si attivata la solita campagna di panico e di paura verso l'opinione pubblica. Parallelamente torna, anche se con toni smorzatissimi, la critica sulla validità di questo indicatore e sul suo reale significato.

Si tratta di critiche e di osservazioni che da anni vengono portate avanti ma che hanno poco spazio nei media poichè il PIL è fondamentalmente uno strumento che garantisce la prosecuzione di un ben preciso modello di sviluppo economico legato alla "crescita". Criticare il PIL significa criticare l'idea di "crescita".

Detto in termini molto semplici (anzi semplicistici) il PIL è un indicatore della ricchezza prodotta da un Paese: tutto quello che non è monetizzabile non rientra nel computo del PIL. Le automobili prodotte e vendute generano ricchezza nell'industria automibilistica così come i morti negli incidenti stradali generano ricchezza nel settore assicurativo. Quando si deforesta un'area per realizzzare una zona residenziale si genera ricchezza (dalla vendita del legname fino alla vendita finale degli alloggi): questo il PIL lo calcola, ma la perdita del bosco viene ignorata dal PIL.

Il PIL ignora il lavoro del volontariato, ignora tantissime esternalità (inquinamento, erosione, desertificazione, sovrasfruttamento delle risorse, ecc...), ignora la solidarietà.

In breve il PIL misura la crescita ma non misura il benessere reale.
Un Paese con un valore di PIL più basso dell'Italia ad esempio, può però essere capace di produrre più benessere per i suoi cittadini.

In particolare l'Italia è un Paese potenzialmente capace di produrre ricchezza privata, ma è incapace di produrre ricchezza pubblica: evasione fiscale, individualismo, assenza di senso civico, opportunismo, corruzione, cinismo fanno sì che magari ci siano delle belle ville con pratini all'inglese perfettamente curati, ma appena fuori il cancello non ci sia un parco pubblico decente, i lampioni siano arrugginiti, le scuole cadenti, le strade distrutte, gli ospedali fatiscenti...
Anche se l'Italia produce ricchezza, non abbiamo una classe dirigente e politica capace di convertire questa ricchezza in benessere diffuso.

Allora, invece di strapparci i capelli per la caduta del PIL, domandiamoci invece quanto ognuno di noi si adopera realmente per il benessere della propria famiglia e della propria comunità. Domandiamoci invece quali sono i trend del benessere in Italia.

Si vendono meno automobili, meno cellulari, meno TV LCD? Spostiamoci verso forme di economia meno isteriche e magari più frugali: bisogna dedicare maggiore sostegno a settori produttivi oggi negletti (energie alternative, agroalimentare, ricerca scientifica, bioedilizia, ecc...) capaci di creare opportunità occupazionali e di impresa.

Crolla il PIL? Chi se ne importa. Saremo forse meno ricchi, consumeremo meno, ma cerchiamo di essere più felici, pretendere servizi sociali pubblici decenti (scuola, sanità, trasporti, assistenza) e più in sintonia con l'ambiente che ci circonda e con la Terra...

Consiglio per approfondimenti questa intervista a Serge Latouche e questo video di Vandana Shiva (in inglese sottotitolato in italiano)

venerdì 15 maggio 2009

When managers are speculating on CO2

On the italian web site "Altraeconomia" I have found this very interesting article titled "Degenerazione Climatica" (Climate Degeneration) clearly describing with many details how financial world is speculating and producing hgih profits also on important issues interesting the future of all of us such as global warming.

I have been surprised mainly by the fact that all this, not generating any environmental benefit but rather stimolating only forms of parasitic and unproductive economics, can be made in the general indifference and thanks to the ususal political unwillingness and inability to seriously cope with these sensitive issues.

This article is written in italian and it is too long to be translated into english here. I hope to be able to do so in the near future.

Quando i manager speculano sulla CO2


Sul sito di "Altraeconomia" (che invito tutti a consultare periodicamente) ho trovato questo interessante articolo "Degenerazione Climatica" che descrive in modo molto chiaro e dettagliato come il mondo della finanza riesca a speculare e produrre profitti anche su importanti questioni che interessano il futuro di tutti come il riscaldamento globale.

La cosa che sorprende è che tutto questo, che non produce alcun beneficio di carattere ambientale ma alimenta solamente forme economiche parassitarie ed improduttive, avvenga nell'indifferenza generale e soprattutto grazie alla solita incapacità e non volontà di un'intera classe politica di gestire queste tematiche fondamentali.

mercoledì 13 maggio 2009

The Reality Show of italian politics: Unconvenient Immigration

The issue "immigration" created by the italian government is provoking a relevant political and emotional debate at international, national and local level. Maybe, according to my very personal opionion, also to divert public opinion's attention to annoying family disputes, it has been prepared a precise political strategy supported by a media campaign which it is important to think about.

First of all, it is essential to think about the critical moment which we live in: european elections, economic crisis and recession, soaring uneployment, media-populism, a mix between politics and TV shows... Immigration seems to meet all these requisites.

The first aspect is the idea of the "scapegoat". In a moment a dramatic economic crisis finding someone in a vulnerable conditions and easily detectable toward who focus collective anger is an old and obvious trick. Italians, being good catholic devotees, have usually a double ethic: a "false facade kindness" according to which during the day immigrants are people "like us". They make those jobs nobody wants to do: they are useful because we force them to work as slaves for few coins. Servants, nurses, assistants for old people, farmhands, workers in constructions sites...

When finishing their work as slaves, a second ethic emerges: these people must desappear, they must become invisible untill next morning when the van to bring them in the fields or in the construction sites will pass again...

This media campaign is dangerously exploiting this double ethics and unfortunately is generating high consensus in the italian public opinion.

Instead of dealing with this complex issue as social, political and cultural challenge or as the most evident effect of international economic development distorsions to be urgently solved, it is easier to adopt police measures which are ineffective in the mid-long run but having great spectacular and consensus impact in the short run. This campaing also diverts public attention from the problem's real nature. In brief, this is the last manifestation of the reality TV show of italian politics within which it is included also the idea according to which who protests is a "snob intellectual".

In the meanwhile, the confrontation is performing also at international level involving also the UNHCR which has produced several press notes on this topic. See here for details.


"L'isola della Politica": Immigrazione Scomoda


La questione "immigrazione" sollevata dal governo italiano sta suscitando un'enorme ondata di reazioni politiche ed emotive a livello internazionale, nazionale ed anche locale. Forse anche, dico io malignamente, per distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica da seccanti faccende familiari, è stata creata una strategia politica sostenuta da una campagna mediatica su cui bisogna riflettere seriamente.

Bisogna innanzitutto fare attenzione al momento critico in cui ci troviamo: elezioni europee, recessione economica, disoccupazione, populismo mediatico, commistione politica-TV-spettacolo...
La questione dell'immigrazione sembra rispondere perfettamente a questi requisiti.

In primo luogo quello del capro espiatorio. In un momento di grave crisi economica non c'è niente di meglio che trovare qualcuno in una condizione estremamente vulnerabile e facilmente individuabile su cui concentrare la rabbia collettiva. Gli italiani, da bravi cattolici devoti, detengono in proposito una doppia morale: il "buonismo di facciata" secondo cui di giorno gli immigrati in fondo "sono come noi", "fanno i lavori che nessuno vuole fare", quindi sono utili e fanno comodo perchè li facciamo lavorare come bestie per pochissimi soldi. Badanti, servi, sguatteri, braccianti nelle campagne, operai nei cantieri...

Finito il loro "servaggio", scatta la "seconda morale": queste persone la sera devono sparire, devono diventare degli invisibili fino alla mattina successiva quando passerà il furgone per portarli a lavorare nei campi o nei cantieri edili.

Questa campagna mediatica fa pericolosamente leva su questa doppia morale e sta purtroppo suscitando consensi non irrilevanti nell'opinione pubblica.

Invece di affrontare la questione come una complessa sfida sociale, politica e culturale o come effetto di politiche di sviluppo economico internazionale distorte ed evidentemente da rivedere completamente, si ricorre alle misure di polizia che sono strutturalmente inefficaci nel medio-lungo periodo, ma hanno grande impatto mediatico nel breve. Sono misure inefficaci, e si sa bene che sono tali, che però sono spettacolari, distraggono dalla natura reale del problema e creano consenso. Insomma ci troviamo di fronte all'ennesima manifestazione del reality "L'isola della Politica" all'interno della quale rientra anche la strategia secondo cui "chi si indigna è un intellettuale snob".

Intanto lo scontro si svolge anche a livello internazionale con il coinvolgimento dell'Alto Commissariato ONU per i Rifugiati (UNHCR).

Qui è possibile vedere il comunicato UNHCR in proposito.

martedì 12 maggio 2009

The "young farmer toolkit"


Despite the governmental optimistic proclamations inspired to the motto "everything is alright", I'm continuing in reporting rather dramatic experiences of increasing unemployment and above all young people with no opportunity to find a job.

I believe that, for many points of view, also considering the less expensive and simpler life in the country, many rural areas may offer many job opportunities often ignored or not fully considered.

I hope to do something useful highlighting all the job opportunities I can find for rural areas: it means agricultural activities, bed&breakfasts, small rural hospitality and restaurant activities, handicraft, social services, gardening, etc.

Today I point out the possibility to become a farmer.

The Italian National Rural Network has created a "Young farmer toolkit" ("Cassetta degli attrezzi del giovane imprenditore agricolo") where it is possible to find useful info about incentives, masters, training activities, hot to start activities in agriculture, to create a cooperative to provide social service in rural areas, etc.

La "Cassetta degli Attrezzi" del giovane agricoltore


Nonostante i proclami ottimistici del "tutto va bene", sento sempre più spesso esperienze abbastanza drammatiche di persone che perdono il posto di lavoro e soprattutto di giovani che non riescono a trovare alcuna forma di occupazione.

Rimango dell'idea che per molti aspetti, e considerata la maggiore semplicità ed economicità della vita "in provincia", la "campagna", in un senso molto esteso, possa offrire delle occasioni che oggi sono piuttosto sottovalutate...

Spero di fare qualcosa di utle segnalando tutte le opportunità che riesco a trovare di lavoro nelle aree rurali: questo significa dall'imprenditoria agricola, ai bed&breakfast, dalla piccola ristorazione nei villaggi alle attività artigianali, dai servizi alle persone (infanzia, anziani, malati) alla manutenzione dei giardini, ecc...

Inizio oggi con l'impreditoria agricola giovanile.

La Rete Rurale Nazionale ha infatti creato una "Cassetta degli attrezzi del giovane imprenditore agricolo"

Qui è possibile trovare utili informazioni per iniziare un'attività, reperire contributi, borse di studio, attività formative, fondare una cooperativa per fornire servizi sociali nelle aree rurali, ecc...

giovedì 7 maggio 2009

Freedom House: Press Freedom at Risk in Italy

The independent nongovernmental organization Freedom House has recently released its 2009 report on the state of presse freedom worldwide.

According to Freedom House for the first time Israel, Italy and Hong Kong lose free status. In particular "(Europe) continues to boast the world's highest level of press freedom. However, Italy slipped back into the Partly Free category with free speech limited by courts and libel laws, increased intimidation of journalists by organized crime and far-right groups, and concerns over the concentration of media ownership".

Furthermore: "Declines in Israel, Italy and Taiwan illustrate that established democracies with traditionally open media are not immune to restricting media freedom".

From the data presented in the report Italy detains a 32 ranking value and a 2009 rating of 73, it means worse than Namibia, Guyana, Benin...

Italy is placed at the bottom of Western Europe ranking just before Turkey...

Freedom House's press release on 2009 report can be found here
Charts can be found here
Tables can be found here


Freedom House: Libertà di Stampa a Rischio in Italia


L'attore Maurizio Crozza, durante l'ultima puntata della trasmissione "Ballarò" ha riferito che, secondo un recente rapporto sulla libertà di stampa, per la prima volta l'Italia, insieme ad Israele ed Hong Kong, ha perso lo status di "Paese Libero" .

Vediamo di che si tratta.

L'organizzazione indipendente non governativa Freedom House ha infatti recentemente pubblicato il suo rapporto 2009 sullo stato della libertà di stampa a livello mondiale.

Secondo Freedom House "(l'Europa) continua a registrare i livelli più elevati di libertà di stampa. Comunque, l'Italia è scivolata nella categoria dei Paesi parzialmente liberi a causa di limitazioni nella libertà di parola da parte delle corti di giustizia e dalle leggi, di intimidazioni nei confronti di giornalisti da parte di organizzazioni criminali e gruppi di estrema destra e delle preoccupazioni sulla concentrazione della proprietà dei media".

Inoltre "I dati negativi di Israele, Italia e Taiwan dimostrano che democrazie consolidate con dei media tradizionalmente aperti non sono immuni da restrizioni sulla libertà dei media".

Dai dati risulta che l'Italia possiede un valore di ranking 32 e un rating 2009 uguale a 73, peggiore quindi di Namibia, Guyana, Benin...

Siamo al penultimo posto tra i Paesi Europei davanti solo alla Turchia...

Il comunicato stampa di Freedom House sul rapporto 2009 può essere visualizzato qui (in Inglese)
I grafici possono essere visualizzati qui
Le tabelle possono essere visualizzate qui


mercoledì 6 maggio 2009

Environmental Mafia Crimes in Italy: "Ecomafia Report 2009"

Family affaires of well known italian politicians are diverting us from really important political issues. It is thus important to focus our attention on serious topics.

Legambiente, an Italian Environmental Association and Movement, has recently released its annual report Ecomafia in Italia 2009 (in italian) about Mafia's criminal activities in waste management and other environmental areas.

This is, as usual, a critical tool to have an overview about what is going on in Italy about these issues, facts and figures about Mafia's criminal business in environmental devastation and the perverse links between corrupt politicians and criminals.


"Ecomafia 2009 tells an entire year through facts and figures of environmental crimes: illegal waste management, construction abuses, cheated contracts, illegal animal trafficking, archaeo-mafia, agro-mafia, forests' fires, and so on. There is however something sure in all this: Mafia in environment never sleeps and never copes with crises..." (translated from the preface)


Rapporto Legambiente Ecomafia 2009


Gli affari di famiglia dei politici nostrani ci stanno distraendo dalle questioni politiche importanti. Parliamo quindi di cose serie.

Legambiente ha recentemente pubblicato il rapporto annuale sull'Ecomafia in Italia. Si tratta, come sempre, di un documento preziosissimo anche per tenere alta l'attenzione su questa delicata questione dato che in Italia la malagestione dei rifiuti così come la devastazione sistematica dell'ambiente costituiscono un importante business criminale dove politici corrotti e criminalità vanno regolarmente a braccetto.

"Ecomafia 2009 racconta un anno intero attraverso i numeri e i fatti della criminalità ambientale: traffici illeciti di rifiuti, abusivismo edilizio e appalti truccati, racket degli animali, archeomafia, agromafia, incendi boschivi e così via. Con una certezza: l’ecomafia non conosce crisi. A cura di : Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente"

martedì 5 maggio 2009

Evaluating the Performance of GMOs

Recently an UCS expert (Union of Concerned Scientists) Doug Gurian-Sherman has published a report on the performances of GMOs titled "Failure to Yeld".

This report evidences that despite 20 years of research and 13 years of commercialization, genetic engineering has failed to significantly increase U.S. crop yields

In particular, the author "reviewed two dozen academic studies of corn and soybeans, the two primary genetically engineered food and feed crops grown in the United States. Based on those studies, the UCS report concluded that genetically engineering herbicide-tolerant soybeans and herbicide-tolerant corn has not increased yields. Insect-resistant corn, meanwhile, has improved yields only marginally. The increase in yields for both crops over the last 13 years, the report found, was largely due to traditional breeding or improvements in agricultural practices".

The report concludes highlighting the role of organic farming as sustainable and effective path to achieve real and substantial long-term quantitative and qualitative increases in agricultural production.

Un Rapporto sulle Performances degli OGM


Recentemente un esperto dell'UCS (Union of Concerned Scientists) Doug Gurian-Sherman ha pubblicato un rapporto sulle performances degli OGM dal titolo "Failure to Yeld" (in inglese).

Il rapporto evidenzia che nonostante 20 anni di ricerche e 13 anni di commercializzazione gli OGM non sono riusciti ad incrementare le rese dei raccolti nell'agricoltura americana.

In particolare l'autore ha esaminato decine di ricerche e studi relativi alla soia ed al mais (che costituiscono le produzioni agricoli a maggiore tasso di presenza di OGM) dimostrando che le coltivazioni geneticamente modificate non hanno riportato incrementi quantitativi di sorta.

Il rapporto si chiude sottolineando il ruolo dell'agricoltura biologica come percorso efficace ed efficiente per addivenire a reali e sostanziali aumenti della produzione.

Milano Città Metropolitana/2

Pubblico di seguito la seconda parte del contributo di Umberto Lacchetti sul tema di Milano Città Metropolitana.

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Entrando nel merito della questione, l'obiettivo principale deve essere quello di utilizzare le risorse, limitate, per costruire le infrastrutture più utili per migliorare la mobilità. Bisogna realizzare una pianificazione partendo dai flussi di spostamento delle persone: ci sono delle aree caratterizzate da una buona offerta di posti di lavoro interni ed indici di mobilità meno elevati, come il Castanese ed il Legnanese, mentre altri ambiti vedono elevati flussi in uscita verso il capoluogo (come il Magentino). Questi movimenti vanno attentamente monitorati per valutare la domanda di trasporto.

Per quanto riguarda le principali infrastrutture da realizzare, la scelta va fatta sulla base all'analisi costi benefici. Anzitutto bisogna osservare quante risorse pubbliche occorrono per realizzare l'infrastruttura e se c'è l'apporto di capitale privato (project financing), poi bisogna valutare i benefici per la collettività che l'opera potrebbe portare. Va data la priorità a quelle opere che offrono un miglior risultato di costi benefici. Questo deve essere il criterio di scelta, non quello della visibilità, o altro. Proviamo allora ad indicare alcuni interventi la cui realizzazione è prioritaria, da fare quanto prima.

Anzitutto è necessario ampliare la rete ferroviaria metropolitana, sia eseguendo i prolungamenti delle linee M1, M2, M3, sia costruendo nuove linee. La metropolitana è un mezzo di trasporto veloce e molto utilizzato, un ottimo incentivo per ridurre l'utilizzo dei mezzi privati e quindi migliorare la transitabilità delle strade e la qualità dell'aria, diminuire i tempi di percorrenza. In vista di Expo 2015 è un'infrastruttura indispensabile per permettere spostamenti di masse ingenti di persone.

Per quanto riguarda le ferrovie, è necessario potenziare la linea Milano Gallarate e collegare il Malpensa Express con la Stazione Centrale di Milano. Bisogna rimettere in funzione alcune linee ferroviarie dismesse: si sta lavorando per ripristinare la Saronno Seregno per realizzare la gronda nord, non sarebbe male riprendere anche la Garbagnate Arese, che collegherebbe il Nord Groane con la zona dove sorgerà l'Expo. Vanno realizzate anche le tramvie extraurbane, come la Milano Parco Nord / Desio - Seregno. Bisogna però monitorare i parcheggi prossimi alle stazioni per verificare se siano sufficienti ad accogliere i veicoli privati e prevederne eventualmente un ampliamento. Le piste ciclabili che collegano i centri abitati con le stazioni ferroviarie possono risultare utili per diminuire l'ingorgo di veicoli.

Fra le strade da realizzare, è urgente riqualificare la strada provinciale 46 Rho - Monza con il completamento della tangenziale Nord: ciò consentirebbe di migliorare la viabilità sulla A4, perché una parte di traffico verrebbe traslata sulla nuova arteria; inoltre si realizzerebbe un indispensabile collegamento con l'area fieristica e dell'Expo.

Per ridurre il congestionamento da traffico, un rimedio efficace è incentivare i cittadini ad utilizzare il mezzo pubblico, e contemporaneamente potenziare il servizio. Spesso però il trasporto pubblico è costretto a muoversi nel traffico assieme ai mezzi privati e quindi deve subire i lunghi tempi di percorrenza. Per ovviare a questo inconveniente un rimedio efficace è quello di sviluppare un sistema di corsie preferenziali, oggi del tutto insufficienti, tanto in città che in provincia. Le corsie preferenziali permetterebbero di ridurre i tempi di percorrenza e renderebbero più conveniente il mezzo pubblico: i cittadini sarebbero invogliati a lasciare a casa le automobili o ad utilizzarle in modo integrato con il trasporto pubblico. Rammentiamo che la scelta sulle modalità di trasporto, in particolare in una società dinamica come quella milanese, è certamente funzione dei tempi di percorrenza.

Sono da evitare invece le soluzioni dispendiose che non diano garanzie di utilità diffusa. Mi riferisco in particolare al tunnel che si vorrebbe costruire sotto la città di Milano, per collegare l'area dell'Expo con la tangenziale Est -svincolo Forlanini - e l'aeroporto di Linate. Da principio sembrava che il progetto dovesse essere realizzato tutto in project financing. Poi, forse per l'incerto futuro dell'aeroporto di Linate, sono sorte difficoltà. Oggi il Comune ha ripreso in considerazione il progetto, ma si parla della necessità di un consistente investimento pubblico a fondo perduto, di circa 750-800 milioni di euro. L'impegno finanziario sarebbe notevole, mentre il progetto non sembra essere particolarmente utile per risolvere i problemi di traffico di Milano, perché si finirebbe per incentivare ulteriormente l'utilizzo del mezzo privato.

Il trasporto su gomma delle merci è un altro grosso problema a cui dare risposta. Milano infatti è attraversata continuamente da un intenso traffico di merci in direzione Est-Ovest e Nord-Sud, la stragrande maggioranza su gomma, spesso di puro transito, e non di rado con provenienza e destinazione estere. L'autostrada Torino Milano Venezia viene congestionata da questo traffico. Il problema però va affrontato a livello nazionale, e la migliore risposta è quella di cercare di far trasferire parte delle merci dal trasporto su gomma a quello su ferro. E' necessario anche realizzare, lungo le autostrade e le ferrovie, delle piattaforme logistiche, per consentire localmente la distribuzione delle merci con mezzi di trasporto gommati più leggeri. C'è bisogno insomma di politiche coordinate per la mobilità che sappiano proporre soluzioni complessive capaci di integrare le varie modalità di trasporto.

Un'ultima considerazione la riservo all'iniziativa sulla responsabilità sociale di impresa intrapresa dall'amministrazione provinciale, che potrebbe trovare nuova linfa in un ambito di Città metropolitana. Già da qualche anno la Provincia ha istituito un Albo fornitori, dove le imprese iscritte hanno accettato di sottoscrivere un codice etico improntato su trasparenza e correttezza. Ora alcune di queste imprese stanno ottenendo la certificazione di responsabilità sociale, a compimento di un percorso tracciato dal progetto "Vicini alle Imprese". L'iniziativa ha consentito alla Provincia di diffondere i temi della responsabilità sociale nel panorama imprenditoriale, mettendo in evidenza un modo nuovo di fare impresa, fondato sull'etica. Non solo. La Provincia di Milano sta cominciando ad inserire nei bandi di gara delle valutazioni che considerano, in sede di aggiudicazione, oltre a prezzo e qualità della prestazione, anche l'aspetto etico. La Provincia ha anche istituito un apposito Assessorato alla Responsabilità Sociale d'Impresa e Pubblica Amministrazione, retto prima da Giuliana Carlino e poi da Vito Giannuzzi. Certamente in un un'ottica di competenze più vasta, quale scaturirebbe dall'ente Città metropolitana, il tema della responsabilità sociale di impresa avrebbe più occasioni per diffondersi.

In conclusione l'istituzione di Milano Città metropolitana consentirebbe di mettere in atto un nuovo modello di governance, capace di dare più efficaci risposte ai problemi: permetterebbe di superare gli attuali limiti strutturali, quali la disarticolazione delle competenze e dei poteri degli amministratori pubblici, la difficoltà di realizzare misure in modo integrato verso un obiettivo comune.

Umberto Lacchetti

lunedì 4 maggio 2009

Milano Città Metropolitana/1

Pubblico di seguito la prima parte di un interessante contributo dell'amico Umberto Lacchetti relativo alla proposta "Milano Città Metropolitana" come spunto anche per un eventuale confronto su questo tema.
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Un'amministrazione di centro-sinistra si contraddistingue per la volontà di "governare" l'economia, in contrapposizione a chi pensa che il "lasciar fare", che alla fine vede prevalere i poteri forti, sia la politica migliore. In fondo, è proprio partendo da una premessa come questa che nasce la richiesta di fare di Milano e Provincia una Città metropolitana: coordinare le risorse, dare un indirizzo, mettere a sistema enti, istituzioni, imprese per creare delle sinergie, migliorare la qualità della vita e potenziare lo sviluppo economico, sono le grandi opportunità che la realizzazione dell'ente Città metropolitana può dare.

Partiamo dai problemi che affliggono la nostra Provincia. E' noto che siamo in presenza di un "collo di bottiglia" che limita le potenzialità economiche del territorio: la strozzatura è causata dai problemi di mobilità e carenza di infrastrutture, conseguenza di politiche dissennate che in passato hanno prodotto uno sviluppo disomogeneo ed un consumo del territorio tumultuoso e disorganico. Ne derivano una serie di effetti negativi: traffico intenso, ingorghi, incidenti, inquinamento, che si ripercuotono sulla salute delle persone e sulla vivibilità dell'ambiente, ma anche rallentamenti nei tempi di trasferimento di persone e merci con negative conseguenze sui costi di produzione delle imprese. Inoltre la concentrazione di persone ed attività economiche nei centri urbani aumenta fortemente la domanda e mantiene un elevato livello del prezzo degli immobili e degli affitti, con un effetto di trascinamento sul costo della vita.

D'altra parte va ricordato che nella Provincia di Milano sono concentrate più del 40% delle imprese lombarde, che producono da sole circa il 10% del Pil italiano. E' l'area economicamente più sviluppata del Paese e rilevante anche a livello mondiale, che genera oltre 6 milioni e mezzo di spostamenti giornalieri nel complesso delle infrastrutture stradali, ferroviarie ed aeree. E' evidente allora che i trasporti costituiscono un fattore strategico per Milano, per la Provincia e per tutta la Lombardia e, più che la distanza, è il tempo di percorrenza la variabile da considerare.

Ci possiamo chiedere: il disagio provocato da congestionamento ed inquinamento è una conseguenza inevitabile del progresso economico? No, a patto di riuscire ad elaborare un efficace piano dei trasporti che punti a ridurre il traffico veicolare privato, oggi nettamente prevalente. Ma questo richiede anzitutto il superamento di alcune disarticolazioni delle amministrazioni pubbliche, come la mancanza di coordinamento, la difficoltà ad integrare azioni verso un obiettivo comune, l'incapacità di realizzare le infrastrutture territoriali spesso lasciate all'iniziativa locale. Occorre allora istituire un nuovo ente, un ente che abbia i poteri per intervenire su materie delicate o strategiche che interessano l'ambito sovra-comunale. Sto parlando della Città metropolitana milanese, che dovrebbe accorpare Milano e Provincia per realizzare un governo su scala metropolitana: un progetto che consentirebbe di affrontare nel modo migliore i problemi dei trasporti e delle infrastrutture.

Umberto Lacchetti

Italian Divorce

Family affaires and physical problems are private issues which should be excluded by political discussions. This is what happens in a normal democracy, not in Italy.

In Italy things go quite differently. Politics and the way politics are conducted and managed in Italy have dramatically changed during the recent years thanks to the consequences of TV monopoly and the too many conflicts of interests in confusing politics and TV communication. In particular the most subtle mergering between politics and TV doesn't happen into the information domain (too difficult and obvious) but rather through TV shows and advertising control. The public opinion's anaesthesia and conformism are no longer transmitted on conventional ideological ways (as in the case of information) but through the penetration within the national cultural tissue of well defined lifestyles and models amplified by TV shows and advertising.

In Italy politics and shows have very soften borders. Often it is difficult to understand where the former is ending and the latter is beginning. The main goal is to transform political arena into a sort of an extension of TV shows: being unable to bear a confrontation on an indeological field, it has been realized an axis' translation moving politics to the show domain where the confrontation is moved as well and where the italian leader is surely stronger than his political adversaries. This explains the attempt to reduce space and role of Parliament (considered a boring place and having a low audience index among TV spectators), the potential and real presence in elections of candidates from TV shows (increasing the party's share), his spectacular gaffes in harmony with many italian B-movies.

Watching these films it is possible to delineate the recent homo italicus profile: cynical, shrewd, arrogant, davil-may-care, opportunist, individualist, luxury cars, always on fashion holidays, working less and gymn more, cheater, beautiful young women, no links above all family links...

We are going toward a perfect symbiosis between the leader and the politics' consumers. It a long lasting process based on a method well known in marketing and among banker promoters: "nobody can understand you better than me. I've got the same problems. I'm like you!".

Surely the italian politicians of the past were not perceived as "one of us": they still belong to a different dimension: today on the contrary the mortal embrace between politics and TV has made politics a topic good only for sensationalist magazines.

Even this recent family fact is destined to become part of this process with surely great impact according to an electoral and consensus point of view: considering the present italian social composition, this event is contributing to make the leader even closer to his clients.

He is always and always "one of us".

But never like me...


Divorzio all'Italiana


Questioni di famiglia e difetti fisici non dovrebbero far parte della discussione politica. Sono affari privati e tali devono rimanere. Questo perlomeno in una democrazia "normale".

In Italia però le cose funzionano diversamente. La politica ed il modo di fare politica in Italia sono molto cambiati in questi ultimi anni; complice anche il monopolio televisivo e la commistione fra gestione politica e gestione della comunicazione. In particolare la commistione più sottile non avviene nel settore dell'informazione (troppo banale e troppo complicato), ma attraverso il controllo dello spettacolo e soprattutto della pubblicità. In tal modo l'anestetizzazione dell'opinione pubblica e il conformismo non viaggiano più su canali ideologici convenzionali (come appunto nel caso del controllo dell'informazione) ma attraverso la penetrazione nel tessuto culturale del Paese di precisi stili e modelli di vita amplificati dagli shows televisivi e dalla pubblicità.

In Italia la politica e lo spettacolo hanno quindi dei contorni decisamente sfumati. Spesso non si sa dove finisca l'uno ed inizi l'altra. L'obiettivo principale è quindi quello di rendere l'arena politica una specie di propaggine degli shows televisivi: non potendo affrontare l'avversario politico sul campo di battaglia ideologico o delle strategie politiche (perchè non in grado e quindi in una posizione più debole), si realizza una "traslazione di assi" e si sposta il tutto sul piano dello spettacolo dove viene spostato anche il confronto e dove del resto ci si sente più forti. Questo spiega lo svuotamento del ruolo del Parlamento, che è noioso e non detiene più uno share adeguato di gradimento fra gli ascoltatori-cittadini, la candidatura potenziale di personaggi dello spettacolo (che fanno aumentare lo share del partito), il cambio continuo di cappelli, beretti e caschi, le fantomatiche gaffes in perfetto stile televisivo o da film "vacanze a..." che tanto rispecchiano la vita nazionale di questi anni.

E da questi film emerge il profilo dell' homo italicus di oggi; cinico, furbo come non mai, strafottente, menefreghista, opportunista, anti-politico, individualista, gigantesche auto di lusso, sempre in vacanza e con vacanze "in", abbronzato tutto l'anno, poco lavoro, molti imbrogli e tanta palestra, venditore di fumo, belle donne e soprattutto molto giovani, terrorizzato dalla vecchiaia, nessun legame, nessun impegno... meno che mai con la famiglia.

Si procede quindi verso la simbiosi perfetta fra il leader ed i "consumatori della politica". E' un processo che va avanti da tempo ed è una tecnica molto nota nel mondo commerciale e dei promotori finanziari; "chi meglio di me vi può capire dato che ho gli stessi problemi: sono uno di voi!".

Certamente De Gasperi, Togliatti, Moro, Nenni, non li sentivamo "come noi": appartenevano ad un'altra dimensione. Oggi invece l'abbraccio mortale fra politica e "vacanze a..." è diventato tale da far diventare la politica un argomento buono solo per le riviste scandalistiche da sala d'attesa del dentista o del parrucchiere.

Anche questo recente fatto di vita privata famigliare è destinato a rientrare in questo copione con sicure ripercussioni di tipo elettorale e di consenso: vista ormai la composizione sociale del nostro Paese, questa vicenda avvicina ancor di più il leader al suo bacino di utenza.

E' sempre più "uno come noi".

Ma mai e poi mai "uno come me"...